Economia, piccoli segnali di ripresa per l’Abruzzo. Il rapporto della Cna

Ronci-Lupo-DiCostanzoPescara. Segnali di ripresa per l’economia abruzzese, anche se gli effetti della crisi appaiono ancora devastanti nel territorio chietino. Arrivano dall’Albo dell’artigianato, che nel primo trimestre del 2010 ha fatto registrare un rallentamento del processo di chiusura di imprese e una certa ripresa delle iscrizioni, alcuni primi e timidi segni di ripresa per l’economia regionale.

E’ quanto conferma il centro studi della Cna abruzzese, che in un’analisi di Aldo Ronci su dati di Movimprese, presentata questa mattina nel corso di una conferenza stampa cui hanno preso parte anche il presidente e il direttore della Cna abruzzese, Italo Lupo e Graziano Di Costanzo, delinea un quadro per la verità non del tutto omogeneo sul territorio regionale: mentre infatti continua a farsi sentire sul territorio aquilano un certo “effetto sisma”, con un aumento deciso del numero di iscrizioni, in altre province – in particolare Chieti – i segni della crisi continuano a farsi sentire in modo fragoroso.

Tra gennaio e marzo di quest’anno – dice la ricerca – il rallentamento del processo di cancellazione delle imprese artigiane, che nello stesso periodo del 2009 era apparso inarrestabile (con -488 unità) diventa meno netto: -170, ovvero quasi un terzo della performance negativa di inizio 2009. E’ tuttavia l’Aquilano, come detto, il territorio interessato in modo più deciso a un processo di ripresa di iscrizioni: nel primo trimestre del 2010 le imprese artigiane sono addirittura cresciute di 35 unità, mentre all’inizio del 2009 la caduta era stata di 94 unità. Risultati soddisfacenti, secondo l’analisi della Cna, anche nel territorio pescarese: nei primi tre mesi dell’anno, il saldo tra iscrizioni e cancellazioni di imprese artigiane ha raggiunto il segno positivo (+8), a fronte l’anno precedente di un segno negativo dieci volte maggiore: -88. Segno negativo, anche se pressoché dimezzato rispetto al 2009, in provincia di Teramo, dove l’Albo dell’artigianato ha fatto segnare un saldo negativo di 108 unità, di gran lunga però meno consistente della flessione dell’anno passato, quando i valori si erano attestati a quota -186.

Risultato a parte, in negativo, quello della provincia di Chieti, capace di una performance addirittura peggiore dell’anno passato: sul fronte complessivo delle iscrizioni e delle cancellazioni, il territorio ha fatto registrare un saldo negativo di ben 502 unità, contro le 315 dell’anno scorso, con flessioni impressionanti nell’agricoltura (-398), commercio (-77), servizi (-74) e costruzioni (-54). Sul fronte dell’artigianato va un po’ meno peggio, con un decremento di 105 unità, contro le 120 dell’anno scorso. Tra i settori, infine, le cadute maggiori tra le imprese artigiane si fanno sentire nelle costruzioni (-140) e nella riparazione di veicoli (-27).

Il commento di Graziano Di Costanzo, direttore generale Cna. “Per uscire definitivamente dal tunnel della crisi occorrono misure, di natura finanziaria, certe e spendibili in poco tempo”. Lo ha detto il direttore regionale della Cna, Graziano Di Costanzo, commentando i dati contenuti nel rapporto sull’andamento delle imprese artigiane nel primo trimestre del 2010, presentato questa mattina a Pescara alla stampa dal centro studi della confederazione artigiana abruzzese. “Molte delle misure annunciate dal governo regionale, in ordine ai fondi di derivazione comunitaria, oppure al cosiddetto “Masterplan”, a gli stessi fondi destinati alla ricostruzione post-sisma dell’Aquila – ha detto ancora Di Costanzo – sono rimasti per il momento, purtroppo, ancora e solo sulla carta. Il vero problema delle piccole imprese, in questa fase, è una rapida iniezione di liquidità nella propria attività: insomma, i dati lievemente migliorativi dell’andamento dell’Albo dell’artigianato rispondono di più a un’auto regolazione del mercato che all’esito di un consistente ed efficace intervento pubblico sull’economia. Per fare un solo esempio, i venti milioni di euro provenienti dal Fondo sociale europeo 2000-2006, e destinati all’occupazione, con incentivi alle imprese di 12mila euro per assunto, sono andati “bruciati” in due o tre minuti: la riprova di quanto il problema delle Pmi sia quello di danaro fresco”. A detta del presidente Italo Lupo, invece, difficile intravedere nella lieve ripresa che pur caratterizza l’andamento dell’Albo dell’artigianato particolari ragioni di soddisfazione: “Siamo al limite fisiologico nella caduta del numero delle imprese, oltre questa dimensione esiste solo un baratro”.

 

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