Referendum trivelle in otto regioni: anche in Abruzzo

Bari. Sei regioni a statuto ordinario e due a statuto speciale hanno concordato nel corso di un incontro alla Fiera del Levante di Bari i testi dei quesiti che saranno inseriti in altrettante delibere da approvare nei rispettivi consigli regionali per chiedere l’abrogazione, mediante referendum, delle norme che consentono e facilitano la ricerca e le estrazioni di petrolio sia in mare che sulla terraferma.

E’ la decisione scaturita nel capoluogo pugliese dove erano presenti il governatore della Regione Puglia, Michele Emiliano, quello del Molise Paolo Di Lauro Frattura, quello dell’Abruzzo Luciano D’Alfonso, quello della Basilicata Marcello Pittella, quello della Calabria Mario Oliverio e i delegati all’Ambiente delle Regioni Marche, Angelo Sciapichetti e Abruzzo, Mario Mazzocca. Inoltre è stato precisato da Emiliano che i quesiti sono stati concordati, a seguito di una riunione tra i presidenti dei consigli regionali svoltasi nei giorni scorsi, anche dalla Sicilia e dalla Sardegna.

La regione capofila è la Basilicata che ha previsto l’approvazione della delibera nel consiglio regionale convocato per domani mentre nelle Marche, nel Molise, nella Puglia, nella Sardegna e nell’Abruzzo le assemblee legislative sono state convocate per fra il 22 ed il 24 settembre, in Sicilia per il 23 e in Calabria per il 28, anche se, su sollecitazione delle associazioni ambientaliste, il presidente della Regione Calabria Oliverio ha annunciato che si cercherà di anticipare la convocazione al 25.12039547_10206650504239099_2796025798045569519_n

Interesse è stato manifestato anche dal Veneto che ha convocato il consiglio per il 25 settembre. I governatori si sono riconvocati per il 9 ottobre a Pescara per una verifica sull’andamento delle varie deliberazioni. “Tecnicamente non si tratta della nascita di un coordinamento tra le regioni -ha precisato Emiliano- né di uno scavalcamento delle prerogative della conferenza delle regioni”, anche se lo stesso governatore ha evidenziato la novità di un referendum indetto dalle regioni (il numero minimo per indire un referendum è di 5).

“Non è un punto di arrivo – commenta Mario Mazzocca – ma un importante stazione intermedia lungo il percorso ancora accidentato del perseguimento del nostro modello di sviluppo, un modello finalmente è concretamente improntato a reali criteri di sostenibilità”

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