Diminuisce il numero dei detenuti in Abruzzo

Pescara. I detenuti complessivamente presenti nelle carceri regionali dell’Abruzzo erano, il 30 luglio scorso, 1.765. In calo rispetto ad un anno fa quando, nello stesso giorno del 2014, erano 1.919.

A non calare, però, sono gli eventi e gli episodi critici nelle celle, secondo la denuncia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

“Per il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria le condizioni di vita dei detenuti, in linea con le prescrizioni dettate dalla sentenza Torreggiani, sono migliorate in Italia. Non si dice, però – sottolinea Donato Capece, segretario generale del Sappe – che le tensioni del sistema penitenziario italiano continuano a scaricarsi sulle donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria, quotidianamente impegnati a contrastare le tensioni e le violenze che avvengono nelle nostre carceri vedono spesso i nostri Agenti, Sovrintendenti, Ispettori picchiati e feriti dalle violenze ingiustificate di una consistente fetta di detenuti che evidentemente si sentono intoccabili”.

“I dati sono gravi e sconcertanti e sono utili a comprendere organicamente la situazione delle prigioni del nostro Paese: ometterli è operazione mistificatoria”, prosegue il leader del primo Sindacato della Polizia Penitenziaria con il segretario regionale Sappe d’Abruzzo Giuseppe Ninu.

“Dal primo gennaio al 30 giugno 2015 nelle 8 carceri dell’Abruzzo si sono infatti contati 15 decessi per cause naturali in cella, 3 tentati suicidi sventati in tempo dai poliziotti penitenziari e 78 atti di autolesionismo posti in essere da detenuti. Ancora più gravi i numeri delle violenze contro i nostri poliziotti penitenziari: parliamo – afermano i sindacalisti – di 41 colluttazioni e 16 ferimenti. Ogni giorno, insomma, le turbolenti carceri abruzzesi ed italiane vedono le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria fronteggiare pericoli e tensioni e per i poliziotti penitenziari in servizio le condizioni di lavoro restano pericolose e stressanti”.

“Ma il Dap queste cose non le dice”, denunciano infine Capece e Ninu: “l’unica preoccupazione, per i solerti dirigenti ministeriali, è evidentemente quella di migliorare la vita in cella ai detenuti. I poliziotti possono continuare a prendere sberle e pugni, a salvare la vita ai detenuti che tentato il suicidio nel silenzio e nell’indifferenza dell’Amministrazione penitenziaria”.

Teramo e L’Aquila sono le due carceri abruzzesi con il più alto numero di atti di autolesionismo (quando un detenuto si lesiona il corpo ingerendo chiodi, pile, lamette, o procurandosi tagli sul corpo), rispettivamente 40 e 20 casi.

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