Chiusura uffici postali in Abruzzo: l’esito del confronto Anci-Poste Italiane

L’Aquila. Si è tenuto a l’Aquila l’incontro richiesto da Anci Abruzzo con Poste Italiane con la partecipazione di Regione Abruzzo, insediando il tavolo di concertazione regionale, deciso in sede nazionale, sul piano di razionalizzazione degli uffici del territorio. Il piano prevede, la soppressione diciannove sportelli e la razionalizzazione d’orario di apertura per ulteriori trentacinque.

All’incontro hanno preso parte il presidente di Anci Abruzzo Luciano Lapenna, il responsabile della segreteria della Presidenza della Giunta regionale Claudio Ruffini, la responsabile Area Centro (Abruzzo – Lazio – Sardegna) Poste Italiane Tiziana Morandi e una delegazione di sindaci dei comuni interessati al provvedimento.
“Un incontro utile a mettere a fuoco e a rappresentare i disagi e le difficoltà che si produrrebbero con l’attuazione del piano per le popolazioni interessate, in particolare quelle dei comuni delle aree montane e rurali dell’Abruzzo. – Afferma Luciano Lapenna – Abbiamo chiesto di fermare il provvedimento e fornirci i criteri che sono determinanti a generare la necessità e la modalità di razionalizzazione.
“ Si tratta a di evitare una ulteriore riduzione del servizio postale rispetto a quanto già avvenuto negli anni passati e in questo particolare momento di difficoltà’ socio economica, togliere ulteriori servizi ‘dello Stato’ in quanto comunque di interesse pubblico in territori già’ disagiati, sarebbe controproducente per l’intero sistema territoriale regionale.
Poste Italiane prendendo atto delle argomentazioni di Anci ha dichiarato di trasferire quanto registrato nell’incontro ai vertici aziendali.
Al termine delle riunioni dei tavoli, che si stanno svolgendo in questi giorni in tutte le regioni, torneranno a riunirsi di nuovo: Anci Nazionale, Conferenza Stato Regioni e l’Amministratore Delegato di Poste Italiane Francesco Caio.
“La Regione Abruzzo, spiega Lapenna, ha rappresentato la mozione approvata in Consiglio regionale, che impegna l’esecutivo a sostenere i comuni interessati in questa trattativa e come da richiesta di Anci Abruzzo, della disponibilità dei propri uffici legali a supporto delle esigenze di carattere giuridico amministrativo dei Comuni per la gestione dell’iter di attuazione del piano.”
Il tavolo resta aperto, e il prossimo 20 marzo il direttivo regionale di Anci affronterà con i comuni interessati le ulteriori iniziative da intraprendere tenendo conto anche della recente sentenza del Consiglio di Stato dell’ 11 marzo 2015 che proprio nelle motivazioni mette in discussione i criteri di applicazione della delibera di AGICOM a base del Piano di razionalizzazione.”

 

Un passaggio della sentenza
ella sentenza si evince chiaramente che i criteri di valutazione presi in considerazione “ “oltre alle distanze, si è valutata l’effettiva percorribilità della strada principale e di quella secondaria, le cui condizioni sono risultate disagevoli.” non risultano sufficienti.
Infatti, secondo il Consiglio di Stato, l’espressione “accessibilità al servizio” utilizzata dal Dm “non può prescindere dall’effettiva e normale percorribilità delle strade di accesso agli uffici postali in termini di reale e conveniente fruibilità da parte dei cittadini, non solo le strade devono essere percorribili in condizioni di sicurezza materiale ma devono essere altresì servite da mezzi pubblici, “in maniera che l’accesso non sia condizionato dalla disponibilità di mezzi privati”.
La seconda considerazione, che trova fondamento anche in altre pronunce favorevoli ai Comuni, riguarda le motivazioni su cui è basata la chiusura dell’ufficio postale, che nel caso specifico hanno avuto riguardo al solo profilo economico e gestionale.
Poste Italiane, adombrano i giudici, non può fare spending review sulle spalle dei piccoli Comuni, determinando disservizi e disagi soprattutto alla popolazione anziana e a quella priva di strumenti tecnologici, perché le chiusure devono tenere conto della dislocazione degli uffici postali, con particolare riguardo alle aree rurali e montane, ma anche delle conseguenze che la relativa presenza produce sull’utilità sociale.” (fonte il sole24ore)

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