Chieti. “In una Provincia, come quella di Chieti, ricca di storia e cultura le rapprensioni e manifestazioni di esse possono essere le più disparate. Dire quale sia la più affascinante è assai difficile. Certo, non è errato sostenere che il Museo Costantino Barbella è una esperienza culturale unica: meravigliosa. Ma il Museo Costantino Barbella racconta una triste storia, titolo anche, di un’opera dello scultore teatino esposta nello stesso Museo“.
Lo dice in una nota il consigliere provinciale Idv di Chieti, Palmerino Fagnilli, sulla presentazione di un ordine del giorno volto a salvare la cultura e promuoverla a rango di voce attiva di bilancio.
“L’idea di un Museo nel capoluogo di provincia – prosegue Fagnilli – nasceva nel secolo scorso, per dare alla città lustro e l’attuale sistemazione del museo, sede già dei gesuiti, risale agli anni ’70, quando acquistata l’ala nobile del Palazzo, la Provincia e il Comune di Chieti, riunirono i propri patrimoni artistici, proprio per dar vita a quella idea di Museo che oggi espone una collezione di affreschi, tavole, carte e maioliche, che vanno dal XIV secolo ai nostri giorni. Il Museo Barbella, quindi, è un vero tesoro culturale dal valore di circa 10 milioni di euro. Nobile è che il biglietto non si paga. Lodevole è anche la sua promozione presso le fiere. Condivisibile l’attività di laboratorio ragazzi, rigorosamente da non confondere con la pianificazione dell’attività museale. È emblematico che Barbella, che fin da giovane aveva mostrato talento, poté studiare proprio grazie ad un sussidio della Provincia di Chieti. Ma la cultura, l’arte, l’immagine e il patrimonio provinciale e cittadino, da questo tipo di gestione ne escono sviliti e la città e la provincia avvilite. Negli ultimi anni, messa in quiescenza la direttrice, restano a gestire il museo tre dipendenti-uscieri, che cercano di assolvere alla meglio il loro compito. Con un costo lordo di gestione che si aggira intorno ai 100 mila euro, tra personale e costi fissi, come ad esempio le utenze, gli affitti , come quello da 3 mila euro mensili, pagato per fare bella mostra di una collezione privata tesa più, sembra, a valorizzarsi che a valorizzare. Così, la nostra autorevole Istituzione culturale tira a campare. Lasciano a desiderare le indicazioni e segnaletica di come arrivarci, nonché l’abbattimento delle barriere architettoniche per entrarci, la sicurezza delle opere e del personale, i ben due ambienti separati che costituiscono il museo. Il numero dei visitatori, il depauperamento del valore delle opere, l’assenza di un piano e l’inesistenza di una benché minima programmazione delle attività museali, non trovano certo soddisfazione nell’equazione costi-benefici, per i risultati a cui tende una Provincia con aspirazioni turistico culturali. Più volte si è detto di correre ai ripari, più volte si è dichiarato a più non posso che il futuro della cultura sarebbe stato diverso e migliore. Ma così non è stato. E considerato che così non è stato, non sarebbe abnorme considerare per il futuro, appunto, di dare, devolvere, consegnare, regalare, prestare, associare, l’immenso patrimonio del Barbella ad altri Musei locali, ovvero, alle cure e comodato oneroso di Istituzioni estere, americane o tedesche, che oltre a custodire, valorizzerebbero e promuoverebbero, l’immagine della città e della Provincia nel mondo, oppure più semplicemente, se queste proposte scandalizzano, fare in modo che il Barbella viva con una politica di gestione efficiente. Poiché non sarebbe esercizio da chiaroveggente prevedere che se le cose continuano così – conclude Fagnilli – aggravandosi le difficoltà di bilancio degli Enti pubblici proprietari, qualche approfittatore ne approfitterà, con la scusa degli sprechi e che in tempi di crisi la cultura costa e non rende”.