L’Aquila. “La Regione Abruzzo si accinge a riperimetrare l’area del Parco Sirente Velino. Un atto nel quale si sostanzia l’unica iniziativa politica della Regione in materia ambientale e di gestione del territorio.
Ai Parchi, infatti, non sono stati assegnati fondi, mettendoli così nelle condizioni di non poter operare, con il conseguente malcontento che si è determinato nelle popolazioni”.
Ad affermarlo è Enrico Perilli, consigliere comunale dell’Aquila del Prc.
“Non vi sono idee e programmi per gestire l’immenso patrimonio naturale che abbiamo, solo politiche miopi. Gli amministratori della Regione e i sindaci dei piccoli Comuni – sostiene l’esponente di Rifondazione Comunista – non hanno espresso una politica del territorio, in grado di portare ad una sua reale valorizzazione.
Tutto questo, inevitabilmente, sta portando al fallimento e all’annichilimento di cinquant’anni di lotte per la tutela dell’ambiente, annullando faticose conquiste che potevano tradursi in occasioni di crescita.
Gli assessori e i consiglieri regionali che firmeranno questa riperimetrazione – è’ la conclusione di Perilli – condanneranno dunque il territorio alla devastazione, certificando il fallimento delle politiche locali del territorio”.
‘Nella riunione del 24 novembre della seconda commissione regionale, fra le pressioni per passare rapidamente ad altri punti all’ordine del giorno e l’assurdo trionfalismo dell’assessore ai Parchi e alla Montagna, Di Matteo, il Parco regionale del Sirente Velino è stato oltraggiato da una politica regionale che lo tollera a malapena e lo asservisce a proprie modeste esigenze:
questa politica ha deciso che il parco (cui l’irresponsabile commissariamento di due anni ha ridotto al lumicino i consensi della gente) va ridimensionato attraverso una perimetrazione basata su esigenze municipalistiche e contro ogni anche minimo fondamento scientifico di tutela dei valori ambientali’.
Lo afferma in una nota Mountain Wilderness Abruzzo.
‘In questo atto di offesa al territorio di questa area protetta hanno avuto un ruolo determinante il disinteresse della “Regione dei parchi” e l’assessore Di Matteo, che ha riesumato il vecchio consenso strappato ai sindaci a febbraio sulla “sua” legge di “riforma” del Parco (ennesimo cappello messo dall’assessore di turno su questo povero territorio), volgarmente barattato con il concedere loro “carta bianca” su qualsiasi riperimetrazione avessero voluto.
E così è stato, come non si fa neanche con un piano regolatore.
Quella di ridurre il perimetro è l’unica risposta che l’assessore ai parchi ha saputo dare all’interno del Sirente Velino, dove i cacciatori premono e gli amministratori lamentano lungaggini e vincoli dovuti alle norme di salvaguardia, danni da cinghiale e mancati indennizzi, mancate autorizzazioni ai tagli boschivi e le lungaggini del parere paesaggistico per i progetti di ricostruzione.
Hanno ragione, anche se nessuno di essi è esente da responsabilità. Le associazioni Italia Nostra Abruzzo, Legambiente Abruzzo, Mountain Wilderness Abruzzo, in questi ultimi mesi hanno partecipato ad un confronto costruttivo con 22 sindaci dei comuni del Parco Regionale, nel corso del quale sono stati affrontati e sviscerati problemi ed esigenze sia di carattere ambientale e scientifico, sia di carattere territoriale e politico amministrativo.
Abbiamo creduto che per la prima volta le decisioni di politiche potessero essere discusse e confrontate in un
percorso di partecipazione reale fra i rappresentanti del territorio, chi in quel territorio vive e lavora
e chi opera con un’ottica scientifica di salvaguardia di quel patrimonio ambientale; sui parchi, certa
politica ha interessi differenti da quelli di cui sanno essere portatori insieme questi soggetti tutti
insieme, ne teme la compattezza non asservita e fa di tutto per romperla, come di fatto è successo.
A differenza di altre associazioni, abbiamo creduto che il nostro ruolo fosse proprio quello di non
tralasciare alcuna occasione per “salvare insieme il parco” ma non ci siamo riusciti: le diverse
ottiche a confronto fra loro (quella dei sindaci, di gestione politica del territorio e quella delle
associazioni ambientaliste, di tutela scientifico ambientale), incontratesi finalmente in un confronto
leale e costruttivo, non hanno raggiunto l’accordo, per qualche residuo arroccamento e per il
precipitare dei tempi delle esigenze di una politica regionale lontana.
Ma non siamo dispiaciuti, eravamo stati avvertiti ed eravamo coscienti della difficoltà dell’impresa, ma sappiamo che proprio i sentieri poco battuti portano a panorami stupendi: il percorso che abbiamo avviato darà comunque
presto i suoi risultati.
Siamo sempre più convinti che il ruolo dell’ambientalismo sia proprio quello di dialogare per cambiare il modo di gestire il territorio. Un processo partecipato risulta più difficoltoso, a volte anche faticoso e spesso poco comprensibile ai più, ma può risultare maggiormente efficace e sostenibile nel lungo periodo, rispetto ad un processo di tipo gerarchico.
La partecipazione delle comunità locali attraverso i propri sindaci, le associazioni ambientaliste, gli operatori economici, i cittadini, rappresenta uno strumento per dare vita ad una forma di gestione e di sviluppo sostenibile.
Essa è infatti una valida alternativa di management, in cui i residenti contribuiscono a creare la strategia anzichè subirne gli effetti. Si deve sperimentare per trasformarla in prassi comune nella gestione delle aree protette regionali, come tutti i documenti internazionali spingono, non ultimo le dichiarazione del Congresso mondiale dei parchi a Sidney organizzato dell’IUCN nel 2014.
Tutto questo in Regione Abruzzo non è possibile e crediamo che non lo sarà ancora per diverso tempo; è passato il testo di legge regionale voluto da Di Matteo (al quale con i sindaci erano stati concordati importanti modifiche) e una riperimetrazione indecente per metodi e contenuti: una buona parte della Valle Subequana fuori dal parco, incredibilmente fuori tutto il fiume (eccetto il tratto di Fontecchio), fuori Tione (nonostante gli investimenti fatti) ed un bel pezzo di Goriano Sicoli e Gagliano, fuori dal parco Monte Rotondo fino a Rocca di Mezzo.
Questa è la Regione Abruzzo: quella che aveva ed ha il controllo e la vigilanza sul “suo” Sirente Velino e che per anni si è limitata solo a “sistemare” presidenti senza intervenire nelle inefficienze e senza fare quegli atti
che servivano a trasferire risorse a chi vive e lavora nelle aree protette, quella che si picca di essere
“la regione dei parchi” e poi da qualche lustro non approva le norme per sic e zps (solo tre regioni
in Italia non lo hanno fatto), rimandando indietro all’Europa ogni anno alcuni milioni di euro che
dovevano essere trasferiti a chi vive e lavora nelle aree sic e zps per le compensazioni.
Ora con forza e determinazione le associazioni ambientaliste devono fare fronte comune per
impedire che il parco venga ridotto a questo spezzatino e per romperne l’asservimento a politiche
regionali di così basso profilo.
Vanno subito rinnovati gli organi di gestione del Parco, mancanti da
quasi due anni e la messa a punto dei confini deve essere a questo punto definita con la immediata
approvazione del Piano del Parco, unico strumento per ridisegnare ed individuare il valore alle aree.
La partita è ancora aperta’.