Teramo, stallo nell’Ater. Bracco al contrattacco: “Nomine congelate”

“Un amministratore unico uscente e dunque in carica solamente per la gestione ordinaria, ha sostanzialmente le mani legate soprattutto nella delicatissima fase attuale post sisma. Dunque l’impasse nella gestione, al di là delle parole, risiede nei fatti. Come mai poi le nuove nomine all’Ater di Teramo, a oltre due mesi dall’adozione, non sono ancora divenute efficaci?”.

Sono le questioni che pone il Consigliere regionale di Sinistra Italiana Leandro Bracco all’indomani della replica che la stessa Ater teramana ha reso nota e con la quale nega di trovarsi in una condizione di ‘stallo nella governance'”. “L’amministratore unico attualmente in carica – spiega l’esponente di Liberi e Uguali – decade con l’insediamento del commissario nominato con la deliberazione di Giunta regionale n. 35 del 24 gennaio 2018. Purtroppo però il dato formale non esaurisce i dubbi e le perplessità che la vicenda ha fatto sorgere, specie quella che accompagna la travagliatissima nomina di Valeria Misticoni, fino allo scorso dicembre assessore della Giunta Brucchi”.

“L’amministratore unico uscente – rileva Bracco – ha da tempo ridotto le sue presenze e il suo impegno a Teramo proprio perché sono intervenute le nuove scelte amministrative da parte dell’esecutivo D’Alfonso, situazione che evidenzia come il disbrigo degli affari correnti non possa in alcun modo essere considerato un impegno a tempo pieno volto alla gestione straordinaria della complessa e spinosa fase della ricostruzione post terremoto. Sarebbe anzi a dir poco opportuno conoscere nel dettaglio i motivi per i quali, dopo oltre due mesi, gli uffici competenti non abbiano ancora proceduto a dare attuazione alle nuove nomine”.

“Pare – evidenzia il Consigliere regionale – che l’intricata vicenda del riconoscimento della legittimità di una nomina parecchio contestata e in odore di inconferibilità quale quella del sub commissario Misticoni venga rimpallata nei corridoi della Regione Abruzzo dove ci si attarda nello scrutinare l’eventuale assenza di cause ostative all’efficacia della nomina stessa. Nessun dirigente pare voglia assumersi la responsabilità di mettere nero su bianco l’insussistenza di eventuali cause di inconferibilità o incompatibilità. Non lo ha fatto né il Settore Edilizia della Regione né il Responsabile della prevenzione della corruzione della Regione”.

“Alla fine – specifica Bracco – è stato deciso di inviare la documentazione direttamente all’Ater di Teramo, chiedendo alla stessa Azienda territoriale di edilizia residenziale di operare tale valutazione. Sembra addirittura che il Responsabile della prevenzione della corruzione dell’Ater medesima si sia a sua volta rifiutato di mettere la firma sulla legittimità dell’incarico, presumibilmente per evitare eventuali criticità che dovessero emergere con i relativi danni erariali connessi, per non parlare poi delle probabili responsabilità di cui rispondere di fronte alla magistratura”.

“Ma questo – fa notare il Consigliere – non è l’unico problema amministrativo. Dal tenore letterale della deliberazione regionale di nomina è infatti emerso che il commissario e i due sub commissari ‘svolgono le funzioni dei rispettivi Consigli di amministrazione’. Ciò significa che l’intero corpo commissariale avrebbe la medesima natura giuridica del collegio, al pari appunto di qualsiasi Consiglio di amministrazione. Motivo per il quale sorgerebbero ulteriori problematiche qualora Valeria Misticoni dovesse essere dichiarata inconferibile nel ruolo di sub commissario dell’Ater di Teramo, proprio perché il collegio diverrebbe monco ancor prima di essersi insediato”.

“E le mie fonti – afferma Bracco – non hanno per nulla escluso l’esistenza di pressioni politiche affinché Misticoni stessa rinunci all’incarico anche al fine di potersi ricandidare alle imminenti elezioni comunali di Teramo. Se la rinuncia dovesse concretizzarsi, la Giunta regionale avrebbe il dovere di procedere a una nuova nomina, tenendo oltretutto conto che l’esecutivo attuale è gravato dall’ombra dell’incompatibilità di Luciano D’Alfonso al quale non basta essere stato formalmente proclamato Senatore della Repubblica italiana per rassegnare le dimissioni da Palazzo Silone. Lui infatti attende la convalida da parte della Giunta delle elezioni di Palazzo Madama. E il secondo comma dell’art. 122 della Costituzione? Evidentemente è carta straccia”.

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