Teramo, l’Arci: “Vogliamo un immobile confiscato alla criminalità ma il Comune non ci risponde”

L’Arci Teramo del presidente Giorgio Giannella fa sapere dell’esistenza di un appartamento sito in Via Molinari confiscato alla criminalità organizzata dedita allo spaccio di sostanze stupefacenti, di cui il Comitato Arci viene a conoscenza nel marco del 2018.

“I beni confiscati alla mafia fanno riferimento al D.lgs.159/2011 (c.d. codice antimafia) che obbliga il riutilizzo per scopi sociali e la concessione degli stessi alle amministrazioni locali che a loro volta devono cederli, in comodato d’uso gratuito, diventando per l’ente un passivo del proprio bilancio se non attribuiti – spiega Giannella –  Dopo una attenta analisi e dopo aver subito sei mesi di chiusura della nostra sede provinciale causa terremoto decidiamo di intraprendere un percorso di condivisione con altre realtà rispettando il dettame della legge. In data 10/05/2018 provvediamo a presentare un progetto di recupero dell’immobile insieme all’associazione “Mountain Wilderness Italia Onlus” riconosciuta ai sensi dell’articolo 13 della legge n. 349/1986 tra le associazioni di protezione ambientale dal Ministero dell’Ambiente”.

E spiega: “Il progetto proposto di fatto è la costituzione di uno spazio culturale e sociale che sappia coniugare sia i temi dell’accoglienza e della solidarietà a sostegno delle politiche sociali, tramite il filo conduttore della legalità che l’Arci in tutto il paese anima con Libera, sia la promozione delle peculiarità paesaggistiche ed enogastronomiche per la scoperta di un turismo responsabile e di qualità che faccia del concetto di sostenibilità un’opportunità di progresso, grazie alla partnership scelta Mountain Wilderness. Il tutto in funzione di restituire il ruolo centrale della città capoluogo. All’indomani dell’esito delle elezioni comunali chiediamo l’inizio di un procedimento pubblico che, sebbene annunciato, non è mai stato intrapreso. Dopo sei mesi di attesa riscriviamo, in data 19 Novembre 2018, di nuovo all’amministrazione comunale non meritando alcuna risposta. Un anno è un tempo sufficiente per farsi un’opinione, per vedere dei risultati, per comprendere le linee d’indirizzo dell’azione amministrativa sulle quali imprimere il governo di una città, un anno però è troppo per una risposta”.

Conclude Giannella: “Per giunta non cercavamo gesti amministrativi rivoluzionari o sconvolgenti, cercavamo solo una risposta, l’inizio di un iter-amministrativo che mostrasse il cambiamento che viene proclamato dall’attuale amministrazione ad ogni atto.
Con dispiacere e delusione pubblichiamo queste considerazioni consapevoli della soddisfazione di chi ci vuole, ancora, ieri come oggi, seduti dalla parte del torto avendo nuovamente occupato tutti gli altri posti ma la nostra opposizione culturale alla precedente amministrazione sebbene di “parte” è sempre stata onesta ed è la stessa onestà intellettuale che oggi non riconosciamo nelle vostre gesta. Una città disgregata dagli eventi sismici riparte dalla riapertura di un confronto, dalla costruzione di una comunità, dalla valorizzazione delle buone pratiche, dalla ricostruzione sociale e non dall’esclusivo soddisfacimento del proprio appetito di parte”.

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