Santa Maria a Bitetto, Teramo 3.0 scrive: “Sequestrato il quartiere per un edificio pericolante”

Con una nota la lista civica Teramo 3.0 denuncia le difficoltà del quartiere di Santa Maria a Bitetto che da anni ormai si è visto chiudere via Muzi e vico Del Cigno, in conseguenza del pericolo di crollo di un edificio privato in largo Paris.

 

L’edificio, si legge nella nota, “versa in condizioni fatiscenti da decenni e minaccia quotidianamente l’incolumità dei passanti e dei residenti. Le prime chiusure delle strade del quartiere sono state disposte dall’amministrazione comunale a far data dal 2014, mentre le ultime interdizioni all’accesso sono di pochi giorni fa, per cui sono già sei lunghissimi anni che la cittadinanza sopporta continuativamente disagi assolutamente ingiustificabili che occorre con assoluta urgenza rimuovere attraverso i rimedi legislativi previsti dalla vigente normativa”.

“Il codice penale prevede specifiche sanzioni a carico dei proprietari di edifici o costruzioni che minaccino rovina, così come è parimenti prevista la misura del sequestro preventivo di un immobile quando vi sia pericolo che la libera disponibilità dello stesso possa aggravare o protrarre il nocumento arrecato alla popolazione. Chiediamo pertanto sia al sindaco che al procuratore della repubblica presso il tribunale di Teramo di attivarsi senza indugio, adottando i provvedimenti del caso a tutela dei residenti del quartiere e della cittadinanza tutta, viepiù in ragione del fatto che sul posto insistono sia il mercato coperto, sia l’auditorium di Santa Maria a Bitetto sia numerose attività commerciali ed enogastronomiche. Né deve sfuggire che le proprietà private in stato di abbandono sono altresì in condizione di compromettere il decoro e le regolari condizioni igienico-sanitarie e ambientali dei luoghi, come purtroppo avviene da anni nel quartiere più antico e prestigioso della città”.

Infine la lista conclude ritenendo “opportuna l’adozione del Regolamento per l’acquisizione al patrimonio comunale, la riqualificazione e il riuso di beni in stato di abbandono nel territorio comunale. Uno strumento normativo questo già sperimentato in altri Comuni italiani, fra i quali Milano, Napoli, San Rufo, Terre Roveresche ed altri. Gli edifici abbandonati e fatiscenti potrebbero essere acquisiti e riutilizzati dall’amministrazione comunale, al pari di altri cespiti abbandonati e in grave stato di degrado e incuria che si rivelano pericolosi per l’incolumità pubblica e che non siano più manutenuti, utilizzati o abbiano perso l’interesse dei proprietari. Il decoro urbano, specie nel centro storico, deve essere perseguito a 360 gradi con una attenzione maniacale che coinvolga l’amministrazione da un lato e l’intera cittadinanza dall’altro. Senza dimenticare che anche la diminuzione dell’uso del suolo è un obiettivo da perseguire senza timore, creando spazi aperti alla libera fruizione, dei quali si sente sempre di più il bisogno”.

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