Dpcm, Zennaro: “Rischio chiusura per migliaia di attività anche in Abruzzo”

“Ora è necessario che il Governo intervenga con aiuti veri già in settimana. Alle attività chiuse o soggette a restrizioni questa volta servono subito contributi immediati e congrui, vanno garantiti una copertura totale delle spese, anno bianco fiscale, blocco dei mutui e cancellazione di bollette e affitti.

 

Un eventuale ristoro dal 10 al 20 per cento della riduzione del fatturato è totalmente insufficiente e gli imprenditori sono anche spaventati dalla lentezza burocratica, non sarà più possibile tamponare con le proprie risorse i ritardi del Governo, come è successo a marzo per la cassa integrazione” – così commenta il deputato abruzzese Antonio Zennaro, commissione Bilancio, il nuovo Dpcm che colpisce le piccole attività – “ In Abruzzo i settori della ristorazione e del turismo rischiano il collasso, insieme a quello dello sport, tante associazioni che svolgono un ruolo sociale fondamentale potrebbero scomparire del tutto.”

 

“Ribadendo che la tutela della salute è una priorità, il nuovo Dpcm crea forti disparità tra le categorie, scaricare gli errori e la mancata programmazione del Governo su trasporti, ospedali, scuola e su centinaia di migliaia di attività è una scelta sbagliata e irragionevole che secondo gli ultimi dati potrebbe far chiudere 100.000 attività entro fine anno, con la perdita di milioni di posti di lavoro e un crollo del PIL tra l’11 e il 12%. Il nodo vero però è cosa succederà il prossimo anno se non verranno attuate oggi le giuste misure di intervento.” – conclude Zennaro.

 

Considerando tempi, costi, il periodo che stiamo vivendo e la mancanza della sabbia in acqua vicino alla riva (verificato di persona!), prevedo la fine della spiaggia di Alba entro 3\5 anni e di conseguenza fra 3\4 anni la zona nord di Tortoreto sarà come la zona della bambinopoli, oggi ….dipenderà dalle tempeste e dalla corrente … Abbiamo solo una cosa realisticamente possibile da fare, a basso costo e funzionale: realizzazione di barriere sommerse (come quelle usate a Riccione) e riprendere la sabbia, spinta dalla corrente a nord del porto di Giulianova, con l’ausilio di ruspe e camion. Con qualche centinaio di trasporti si farebbe un rinascimento mirato, con sabbia locale e a basso costo. Troppo semplice, vero??!!..

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