Centrale idroelettrica del Vomano: la grande incompiuta

centrale_idroelettrica“Cosa sta succedendo nel Consorzio di Bonifica Nord?”. È la domanda che il consigliere regionale dell’Idv Cesare D’Alessandro pone in un’interrogazione urgente al presidente Gianni Chiodi e all’assessore Mauro Febbo, dopo aver appreso che la ‘grande incompiuta’, ossia la centrale idroelettrica del Vomano, finanziata anche con soldi della Regione Abruzzo, non è stata realizzata nonostante abbia ottenuto l’ennesima proroga dei lavori a fine 2010, per 15 mesi. Il progetto risale a trent’anni fa ed è stato finanziato per ben tre volte con svariati milioni di euro.

“La misura è colma”, sostiene il consigliere dell’IdV. “Non si può assistere indifferenti a questo ennesimo spreco di pubblico denaro. Devono intervenire la Regione, la Corte dei Conti e la Magistratura, per accertare le responsabilità. Chiodi, in quanto autorità di vigilanza, si è trovato di fronte ad un cronoprogramma aggiornato, formulato, sottoscritto dal direttore dei lavori, dal responsabile del procedimento del Consorzio, trasmesso alla Direzione delle Politiche Agricole e dimenticato. Siamo dinanzi a un’opera che rappresenta, oggi, la ‘Sagrada familia teramana’. Il Consorzio di Bonifica Nord, dopo aver ricevuto la somma di un milione di euro per i lavori di completamento, appaltati con procedura d’urgenza (si fa per dire!) è incorso in denunce per danni al cantiere di lavoro, a seguito di fenomeni calamitosi (le piogge) facendo trascorrere inutilmente tutto l’anno 2010. Il direttore dei lavori, da parte sua, ha preannunciato che gli importi dei lavori potrebbero subire incrementi sostanziali. Il Consorzio, a questo punto, si affida ad avvocati ed ingegneri esterni per dirimere la questione e cercare di terminare l’opera, ma spende un centinaio di migliaia di euro per i professionisti; quasi 150mila euro vengono riconosciuti all’impresa.

L’unico a farne le spese è il direttore dei lavori, che viene esonerato. E la centrale? Sta lì, dopo trent’anni, milioni di euro spesi e non un solo chilowattora prodotto. Se dovesse attivarsi la revoca dei finanziamenti (circa 4 milioni e 400mila euro) il Consorzio sarebbe messo immediatamente in liquidazione, ma – cosa ancor più grave – a pagarne le spese sarebbero i comuni consorziati e, soprattutto, i cittadini. C’è da dire, infine, che il Consorzio, a partire dal 2009, ha ridotto il ruolo di contribuenza del 10%, sgravando terreni per migliaia di euro anche a componenti della deputazione amministrativa (membri del consiglio di amministrazione). Intanto, a causa dei gravi problemi finanziari, il Consorzio arriva persino a prevedere tagli agli stipendi dei dipendenti e disdetta di accordi sindacali, con eliminazione di incentivi di varia natura”.

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