Blackout nel Teramano: il servizio elettrico deve tornare allo Stato

In un Paese civile i servizi essenziali devono essere assicurati a tutti i cittadini, ovunque decidano di vivere. La luce è, fra i servizi essenziali, il più essenziale di tutti, perché da esso dipendono tutti gli altri.

 

L’Enel ha l’obbligo di erogare energia elettrica a tutti, senza soluzione di continuità. E’ un diritto dei cittadini; è un obbligo della azienda. Deve farlo anche in riferimento a quei cittadini residenti nelle zone più remote e poco popolate. E’ il “servizio universale”, bellezza, bisognerebbe ricordare alla società erogatrice dell’energia elettrica: l’Enel spa e’ tenuta “all’adempimento di tutte le obbligazioni di interesse economico generale connesse alla fornitura del servizio universale”, così dispone, all’art. 5, la convenzione tra il Ministero dell’Industria e l’Enel spa. Così come si dovrebbe ricordare che l’Enel ha l’obbligo di “assicurare che il servizio sia erogato con carattere di sicurezza, affidabilità e continuità nel breve, medio e lungo periodo, … predisponendo le misure atte a garantire che siano soddisfatte tutte le ragionevoli esigenze degli utenti, ivi comprese quelle degli anziani e dei disabili…” (art. 6, convenzione).

 

Ora, si può dire che in questa fase l’Enel sia venuta meno al preciso, inderogabile, stringente, necessario, dovere di rispondere alle legittime esigenze dei cittadini? Si può sostenere che lasciare senza energia elettrica per giorni centinaia di migliaia di cittadini abruzzesi, oltre che essere inaccettabile, costituisce un clamoroso inadempimento dei vincoli contrattuali? La vicenda di questi giorni, tragica, per le morti, per i disagi profondi che ha generato, ci racconta il fallimento di una politica che vede nel liberismo e nella privatizzazione selvaggia, anche dei servizi essenziali (come la luce), l’unico principio informatore. Profitto e diritti primari.

 

 

Antonio Macera, Direzione Nazionale e Segretario regionale Abruzzo PCI

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