Sant’Egidio, precari espulsi. Cigl: dignità calpestata dalla politica

santegidio_centroSant’Egidio. I 14 precari al Comune di Sant’Egidio restano senza impiego e l’ente, dopo meno di tre mesi, convoca i sindacati per discutere del piano per le future assunzioni. E’ una situazione-beffa quella che porta alla luce la Cigl di Teramo, che relativamente alla liquidazione dei precari (i contratti scaduti lo scorso 30 dicembre non sono stati prorogati) parla dell’effetto pratico di un conflitto tra poteri interni al Comune di Sant’Egidio: tra il dirigente dell’area economico-amministrativa e l’amministrazione civica.

“La parte politica, a parole, avrebbe voluto stabilizzare o prorogare i rapporti di lavoro precari”, scrive la Cigl Funzione pubblica,” ma nei fatti non è stata capace di contrastare la volontà ferrea e contraria del dirigente. Inaccettabile appare poi il tentativo di addossare le colpe della “cacciata” dei precari a loro stessi, ritenuti rei di aver avuto l’ardire di impugnare i contratti di lavoro precario procedendo alle vertenze contro il Comune. Lo stesso sindaco, in realtà, ha più volte invitato parte dei precari a intraprendere la strada del contenzioso determinata per legge (Legge 183/10) dal Governo di centrodestra”. Secondo il sindacato, infatti, i lavoratori avevano il sacrosanto diritto di aprire delle vertenze di lavoro, operazione questa avviata nel mese di gennaio, “ solo per il trattamento sprezzante e ambiguo a loro riservato”. Se da un lato la mancata proroga dei contratti dei precari, ora, sarà oggetto di una causa di lavoro, la Cigl si affida ai dati e ad alcune considerazioni pratiche per etichettare come scellerata la scelta dell’ente, a prescindere dall’esito della vertenza. Gli aspetti sotto i riflettori del sindaco riguardano i maggiori oneri per l’assunzione di interinali (4 interinali costano, al giorno 90 euro, il doppio rispetto alla spesa sostenuta per pagare il compenso di una cuoca assunta a tempo determinato), e i maggiori costi per gli Lsu (“che inoltre svolgono attività lavorative per le quali andrebbero formati”). “ A pagare le conseguenze” prosegue la nota, “ di queste decisioni, sono i lavoratori espulsi e i cittadini, che oltre a pagare di più, perdono servizi e la garanzia del rispetto delle regole”. A tal proposito, il sindacato fa degli esempi: al nido le educatrici devono badare ad un numero di bambini ben al di sopra degli standard fissati dalla norma; lo sportello unico per l’edilizia è fermo e non esiste il front-office; riduzione dell’orario di apertura al pubblico dell’Urp; la colonia estiva è a rischio.

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