Alba Adriatica, tessere negate, Colonnelli nel Pd: ora Minosse si dimetta

Alba Adriatica. E sono tre, anche Nicolino Colonnelli, consigliere comunale ad Alba Adriatica, viene riammesso nel Pd. Si chiude la questione delle tessere negate, visto che la commissione di garanzia regionale dei Dem ha sconfessato le precedenti decisioni della segreteria locale e la commissione provinciale di garanzia.

 

Nelle scorse settimane erano stati “riammessi” Mario Tulini (vicesindaco di Civitella del Tronto) e Daniele Zunica (operatori turistico della cittadina borbonica), ora il verbale “accoglie” anche il ricorso di Colonnelli, con una decisione (già nell’aria) ufficializzata due giorni fa.

 

Lo stesso Colonnelli ha tenuto una conferenza stampa per illustrare l’epilogo della vicenda, che arriva dopo 6 mesi di attesa.

 

“Il Segretario del Circolo”, commenta Colonnelli, leggendo il verbale della commissione di garanzia, ” infatti ha riferito che il tesseramento sarebbe stato rifiutato perché il Colonnelli, in spregio del Codice Etico del Pd, si sarebbe profuso in dichiarazioni ed atteggiamenti contro la gestione del Circolo di Alba Adriatica e che farebbe parte di schieramento diverso ed in contrasto da quello del PD.

 

La commissione al riguardo ritiene che quanto dedotto dal Segretario Del Circolo rientri nell’ alveo del libero esercizio del diritto di espressione e di critica -costituzionalmente garantiti ed a cui di certo non può derogare lo statuto o il codice etico di un Partito che peraltro di tali diritti si fa garante.

 

Non essendo emersi ulteriori profili di incompatibilità con l’art. 2 dello statuto el Pd, si ritiene che la decisione di rifiutare il tesseramento sia illegittima”.

 

Sin qui l’aspetto di natura tecnica, ma la vicenda favorisce riflessioni anche politiche, visto tutto quello che è stato il percorso pregresso, nella sostanza partito con le amministrative del 2013.

 

“Giustizia è fatta!” – dichiara Nicolino Colonnelli – “E’ stata ridata dignità politica ad un esponente che ha sempre militato e contribuito alla crescita del centrosinistra provinciale, nonché fondatore del Partito Democratico. Soprusi, abusi di potere e violazione delle regole statutarie sono stati compiuti dalle segreterie e dalla Commissione di Garanzia provinciale del Pd teramano che, asservita al volere di chi gestisce il partito in maniera autoritaria, ha ben scelto di non decidere su questa vicenda.

 

Minosse non può più ricoprire il ruolo di segretario provinciale, non ne ha le capacità, è ora che si dimetta! Ha distrutto e sta continuando a distruggere un Partito per mantenere in vita dei piccoli comitati elettorali. Un segretario di partito che divide invece che riunire, che si schiera con chi gli fa comodo perché essi garantiscono la sua sopravvivenza; un segretario che usa il proprio potere per creare il vuoto attorno a sé non è degno di ricoprire questo importante ruolo. Il nostro caso è assurto agli onori della cronaca perché abbiamo deciso di andare in fondo a questa vicenda ma di casi come il nostro è piena la provincia di Teramo.

 

Persone come Minosse e Viviani, che covano rancore, non possono essere dirigenti di un partito che per vocazione deve aprire ed unire a nuove esperienze e personalità.

Attendo fiducioso una presa di posizione netta della segreteria Regionale nonché di esponenti di spicco del partito che invito a prendere le distanze da questo modo lobbistico di gestire il PD.

 

Per tutti i motivi sopraelencati, valuterò ora con serenità, insieme a coloro che mi hanno sostenuto e continuano a sostenermi, la posizione da prendere rispetto a questo provvedimento”.

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