Teramo, Fp Cgil: “Il nostro patto etico per il lavoro”

Fp_CgilTeramoTeramo. Ruolo imprescindibile del personale nell’espletamento delle finalità generali e specifiche dell’Ente, massima trasparenza nella gestione dell’organico, riaffermazione dell’assoluta separazione tra organi politici e dirigenza dell’Ente, rispetto del principio di lealtà da parte dei dipendenti. Sono questi i punti salienti contenuti nella proposta di Patto Etico presentata questa mattina dalla Funzione Pubblica Cgil alla Provincia di Teramo.

“C’è un clima di esasperazione e caccia alle streghe” ha detto Monia Pecorale “Nella Provincia di Teramo vi sono problemi rimasti irrisolti, che affondano le radici nella passata amministrazione, guidata da Ernino D’Agostino. Le difficoltà derivano prevalentemente da una mancanza di programmazione che determina di conseguenza un impoverimento della funzione pubblica”.

La Funzione Pubblica della Cgil si dice, inoltre, preoccupata per l’eventualità che si possa ledere la dignità dei lavoratori. “Chiediamo di riaprire la discussione sulle progressioni verticali” aggiunge Pecorale “che di fatto sono bloccate. In realtà manca solo la prova finale e chiediamo che si proceda”. Tornando al Patto Etico proposto alla Provincia, il segretario generale della Fp Cgil Amedeo Marcattili ha spiegato che “il presidente Valter Catarra più di una volta ha affrontato l’argomento, ma poi è rimasto sempre lettera morta. La proposta, quindi, gliela facciamo noi. E’ una sfida, la nostra, nella speranza che finalmente si passi dalle chiacchiere ai fatti. Bisogna sfatare il mito secondo cui il dipendente pubblico produce poco o niente, perché se messi in condizione fanno il loro dovere. Questo è il nostro Patto Etico, Catarra è disposto a discuterne o fa solo demagogia? Certo, le problematiche vengono da lontano, ma la giunta attuale fa di tutto per non risolverle. Noi li sfidiamo a sederci attorno a un tavolo: se saranno capaci di raccogliere bene, altrimenti la Cgil farà i passi che riterrà opportuni”.

Nello specifico, il Patto prevede che tutta l’azione burocratica-amministrativa venga demandata al personale competente; solo in caso di estrema necessità, l’Ente potrà ricorrere a personale esterno. In questo caso, gli incarichi, i contratti e le assunzioni temporanee non potranno prescindere dal rispetto del contratto che regola il pubblico impiego. Le valutazioni dei dipendenti, inoltre, devono basarsi su criteri uniformi e prestabiliti ed il lavoro deve essere definito all’inizio di ogni anno.

Per quanto riguarda la trasparenza nella gestione dell’organico, questa prevede concorsi pubblici per il reclutamento del personale, massima evidenza al piano occupazionale dell’Ente, selezioni pubbliche per categorie protette, trasferimenti interni basati su graduatorie pubbliche e contratti a tempo determinato solo per le esigenze temporanee ed urgenti.

Relativamente, infine, alla separazione tra organi politici e dirigenza, il Patto prevede l’accesso alla dirigenza solo tramite concorso pubblico; in caso di necessità vanno fatte selezioni interne in base ai requisiti; la valutazione della dirigenza spetta a specifiche commissioni.

I dipendenti, dal canto loro, si impegnano a respingere le richieste che possono danneggiare i colleghi, a rifiutare le pratiche clientelari, a rispettare gli organi istituzionali. “In realtà possono sembrare concetti scontati” conclude Marcattili “ma visto che non vengono rispettati, forse è il caso di ribadirli e metterli per iscritto”.

 

Marina Serra

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