UniTe, “Non più e non ancora”: presentazione del libro di Salvatore e Chiodo

Sarà presentato giovedì 21 giugno alle ore 10.00 nella Sala delle lauree della Facoltà di Giurisprudenza il volume ‘Non più e non ancora. Le aree fragili tra conservazione ambientale, cambiamento sociale e sviluppo turistico’ (edizioni FrancoAngeli) di Rita Salvatore ed Emilio Chiodo, docenti dell’Università di Teramo rispettivamente alla Facoltà di Scienze politiche e alla Facoltà di Bioscienze.

Dopo i saluti del rettore Luciano D’Amico, l’incontro sarà introdotto dal presidente del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga Tommaso Navarra che terrà una relazione dal titolo ‘Un territorio fragile in un momento storico pieno di fragilità’. Seguirà il dibattito, moderato da Adolfo Braga, presidente dello Spin-Off “E Data” dell’Università di Teramo. Interverranno Andrea Ciccarelli e Pietro Gargiulo, dell’Università di Teramo; Massimo Fraticelli, di Mountain Wilderness Abruzzo; Andrea Natale, dell’Istituto Abruzzese Aree Protette. Le conclusioni saranno affidate a Everardo Minardi, direttore della Collana Temi dello sviluppo locale di Franco Angeli. Saranno presenti gli Autori.

«Le aree fragili ‒ hanno spiegato Rita Salvatore ed Emilio Chiodo ‒ soggetti a transizioni di crescente complessità e quasi liberate dallo stereotipo della marginalità, non alimentano più soltanto immaginari legati al degrado e all’abbandono, ma iniziano a porsi come luoghi del possibile. Nel tentativo di gestire quel delicato equilibrio tra capitale naturale e sviluppo socioeconomico, esprimono un nuovo protagonismo che, se da un lato li invita a uscire dalla condizione strutturata di periferie dall’altro richiede energie e risorse non ancora pienamente espresse. Rappresentano perciò spazi a partire dai quali si può sperimentare un modo altro di “fare sviluppo”. In questo senso, le sfide giungono dall’economia leggera, dalla riqualificazione sostenibile dei patrimoni, dalla conservazione attiva del paesaggio, dal turismo lento, dalle filiere alimentari di qualità. Cogliere queste potenzialità dipende in primo luogo dalla capacità delle persone di fare comunità di progetto dentro, fuori e oltre i confini territoriali».

«Sulla base di questo scenario ‒ hanno concluso ‒ l’incontro rappresenta un’occasione per riflettere sulle dinamiche insite nel cambiamento e su come queste possano essere guidate al meglio, al fine di incidere sulla percezione dei luoghi, sulla loro fruizione, sulle risorse che si possono mobilitare, sulle interconnessioni che si possono favorire, in direzione di un nuovo modello di sviluppo».

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