Teramo, Festa della Pace: la lettera di Loredana Di Giampaolo

Nell’inviare il messaggio di pace della Professoressa Loredana Di Giampaolo, paciera del quartiere San Giorgio, l’associazione Teramo Nostra coglie l’occasione per ringraziare tutti coloro che hanno reso possibile il ritorno della Festa della Pace a Teramo, in particolar modo il Commissario straordinario Luigi Pizzi e il Vescovo di Teramo Monsignor Lorenzo Leuzzi.

“Un caloroso ringraziamento – si legge in una nota di Teramo Nostra – anche a tutti i cittadini che hanno partecipato numerosi alla festa, esprimendo in tal modo un profondo sentimento pacifista. Ci auguriamo che i particolarismi e le discordie presenti nella nostra amata città vengano messi da parte per il bene collettivo, così come ci hanno insegnato le donne teramane che per prime organizzarono la Festa della Pace. Facciamo nostro il messaggio di pace della Professoressa Di Giampaolo che ringraziamo ancora per il suo impegno e la sua passione civica”.

“Noi, Paciere dei quartieri storici San Giorgio, Santa Maria a Bitetto, San Leonardo e Santo Spirito – scrive La Paciera del quartiere storico San Giorgio, Loredana Di Giampaolo – in tempi così difficili e incerti, dominati dalla instabilità e dal disorientamento, con questo nostro messaggio intendiamo recuperare lo spirito della festa teramana della pace, celebrata per la prima volta nella domenica in Albis del 1559. Per porre un argine alla violenza e alle lotte fratricide che avevano messo in ginocchio la città, le “matrone” teramane decisero di convincere coloro che avevano subito dei torti a non rispondere alle provocazioni con altri morti, invitando tutti a non prolungare ulteriormente le vendette per non decimare la popolazione della città. L’iniziativa pacifista delle donne fu accolta con favore dal Governatore Spagnolo, mentre la solenne processione verso il Convento della Madonna delle Grazie fu espressione della volontà dei Teramani di vivere in pace e sancì il trionfo dell’aristocrazia cittadina che assunse la guida del Parlamento, composto dalle quarantotto famiglie più importanti dei quartieri. Oggi altre forze politiche, sotto altre bandiere e altri colori, si contendono il governo della Città. La nostra speranza è che i futuri governanti non impongano leggi che essi stessi poi non osservino, ma propongano come esempio la propria vita ai concittadini, creino le condizioni perché i nostri giovani rimangano nella terra natia e la rendano prospera con l’impegno, i saperi e le competenze, provvedano al bene di tutti, soprattutto dei deboli e degli emarginati, perché non c’è pace senza giustizia sociale. Dimentichi ed incuranti dei propri interessi, evitino le discordie e le faziosità, i conflitti e le tensioni, l’ambizione e la caccia agli onori, perché la pace nasce dalla comprensione reciproca, dal rispetto, dalla fiducia, dalla solidale collaborazione, dalla libertà ed è figlia di quella che i Greci chiamavano Eunomia, cioè il buon governo. Possa la nostra città, martoriata e ferita al cuore, tornare ai fasti di un tempo ed essere una vera civitas, in cui ognuno possa vivere con dignità, in un clima di partecipazione consapevole e di armonica condivisione. Perché solo recuperando il senso di cittadinanza inteso come esercizio della democrazia è garantita la libertà, che è la base per conseguire e mantenere la pace”.

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