Premio Borsellino 2021: le ragioni di un successo

Tra memoria e futuro, dal 16 al 29 ottobre 2021 si è svolta la XXVª  edizione del “Premio nazionale Paolo Borsellino”. Incontri, libri, testimonianze per riaffermare che “gli uomini passano, le idee restano e continuano a camminare sulle gambe di altri uomini”.

 

Giunto al suo 29° anno, il Premio 2021 voleva essere ed è stato un lumicino per tutte quelle persone impegnate per la tutela dell’ambiente, la denuncia delle varie forme di bullismo, la difesa dalle discriminazioni, la partecipazione civica e la sensibilizzazione della società civile sui temi di interesse pubblico.

Con 1220 accessi /ora al sito del Premio sono poca cosa? Forse sì; 26 scuole coinvolte sono poca cosa? Forse sì.  Ma non per una piccola realtà associativa come la nostra che di unico e grandioso ha solo la storia. Una diretta streaming che ha toccato punte di 436 contatti, senza crediti, bagattelle, quisquilie e pinzillacchere, sono poca cosa?  Forse sì. Era quello che potevamo fare ed è quello che abbiamo fatto. Il Premio, attraverso la creazioni di “spazi di riflessione” nelle scuole, voleva dare voce a tutte quelle personalità impegnate a costruire un ambiente in cui i valori etici siano un punto di riferimento, attraverso le tante personalità, donne e uomini, che grazie alle loro più alte intenzioni sono impegnate concretamente per una società più giusta e meno violenta. E ci è riuscito pienamente.  E’ stato un grande successo. E’ poca cosa? Per alcuni si, ma è quello che cerchiamo di fare. Perché, come diceva Benedetto XVI: “Accendere un fiammifero vale più che maledire l’oscurità”.

Per questa ragione, riteniamo indispensabile continuare il nostro cammino, anche attraverso “Officina Legalità” . Condividere quello che facciamo per dare una concretezza granita all’impegno di chi quotidianamente lotta per un mondo migliore, guidati verso un percorso di cittadinanza attiva capace di coniugare e mettere in relazione la teoria, come osservazione, e la “pratica” come cammino di speranza.

Falcone prima e Borsellino poi sapevano di avere il destino segnato, eppure non si sottrassero al loro impegno. Questa è l’eredità che ci hanno lasciato. Un’eredità etica, onerosa. Non possiamo ricordare Falcone e Borsellino solo nella ricorrenza di Capaci, dobbiamo fare della sua memoria il nostro impegno a interrogarci, essere onesti, avere il coraggio di fare scelte scomode, di rifiutare i compromessi. Falcone e Borsellino ci hanno insegnato che il male non è solo di chi lo commette, ma anche di chi guarda e lascia fare. Ci hanno insegnato che la legalità è un fatto di civiltà, di giustizia sociale. Ci ha insegnato che bisogna vivere, non lasciarsi vivere. Oggi sono in tanti ad aver preso il loro posto e possiamo veramente dire che “Gli uomini passano, le idee restano e camminano sulle gambe di altri uomini”.

Il Premio Borsellino 2021, pur non godendo di contributi pubblici è stato realizzato grazie a tanti amici sensibili che hanno aiutato erogando servizi.  Tra i tanti vogliano ricordare solo i principali: “Rete8” diretta da un grande giornalista come Carmine Perantuono, che ci ha sempre seguito fino a domarci la diretta della cerimonia conclusiva (con repliche); “Pissta sanificazioni” dell’amico Alessio Procida; l’Hotel Plaza di Pescara del gruppo Shotel vicino al Premio dal 2006;  Simone Firmani Trasporti che ha permesso al “Sorriso” di essere sempre presente nei luoghi d’incontro; l’Ente manifestazioni pescaresi finalmente guidato da una persona appassionata e competente come Valter Meale; il Comune di Pescara per i servizi offerti che hanno consentito lo svolgimento delle principali giornate, e l’assidua partecipazione degli amministratori.

Se il successo è stato così grande, su tutti i fronti,  questo ventinovesimo anniversario deve segnare un punto di svolta, un impegno più grande e consapevole. Non occorrono eroismi: occorre umiltà, tenacia, passione per il bene comune. Occorre il coraggio più difficile e più necessario: quello di rispondere ogni giorno alla propria coscienza. Stare a guardare o essere presenti.  Parte di  un “noi”. E non un “io”.

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