La Tendopoli di San Gabriele si conclude con la marcia verso Isola e il cardinale Tettamazzi

l vesco e p. francesco con tettamanzIsola del Gran Sasso. Cala il sipario sulla XXXIV Tendopoli di San Gabriele. L’ultimo giorno della Tendopoli si è aperto con la tradizionale marcia a piedi verso Isola del Gran Sasso.

Ad attenderli nel Santuario c’era il cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo emerito di Milano, con altri trenta sacerdoti provenienti da tutta Italia. marciaisoladelgs

“Carissimi sento vivo il bisogno di ringraziare il Signore per il dono e la gioia che mi offre nel prendere parte, con questa solenne celebrazione eucaristica, alla 34ma edizione della Tendopoli san Gabriele”. Ha esordito così il cardinale Tettamanzi prima di iniziare una partecipata e seguitissima celebrazione eucaristica “A questo appuntamento di fede e di grazia per la Chiesa e per tutti noi sento presenti tutte le varie Tendopoli diffuse nel nostro Paese e nelle nostre comunità cristiane. In particolare vorrei essere per tutti voi un’eco della voce e del cuore di papa Francesco: un’eco della sua fiducia nei giovani e del suo coraggio nell’affidare loro il presente, e non solo il futuro, della Chiesa e della società. Soprattutto vorrei insieme a voi stare in ascolto della Parola di Dio: una parola, questa, che sprigiona una grande luce per comprendere e per vivere il tema che ci sta interessando in questa Tendopoli ‘Periferie grembo della tenda di Dio’. Mi pare di sentirvi dire: ma noi già lo conosciamo, già lo viviamo come dono e come impegno del nostro credere in Gesù, del nostro essere membri della sua Chiesa, chiamata com’è ad aprirsi a tutti, senza alcuna esclusione, e dunque pronti ad affrontare le varie periferie di questo mondo, quelle geografiche o spaziali sparse nelle più diverse parti del mondo e quelle esistenziali, ossia le periferie affettive, morali e spirituali, sino a raggiungere il ‘cuore’ di ogni uomo e donna: sì, il cuore, perché anche qui abitano, non poche volte, il deserto, il vuoto, l’indifferenza, la paura, la rabbia, la violenza, il rifiuto di Dio e del suo amore. L’invito, anzi l’appello forte ad andare nelle periferie geografiche ed esistenziali diventa così la modalità concreta, talvolta difficile e faticosa, ma preziosa e feconda, per vivere le dinamiche dell’uscire, dell’andare, dell’entrare e dell’abitare le più diverse periferie che, volenti o nolenti, incontriamo nella nostra vita come sfide per la nostra fede e la nostra carità. Ripeto: uscire, andare, entrare, abitare le periferie: tutti impegni del nostro esodo umano e spirituale! E qui tocchiamo il punto più delicato e veramente decisivo: conta sì la periferia, ma conta più la tenda che vi viene piantata. Ad aprirsi qui non è tanto il nostro cuore, quanto il cuore stesso di Dio: quel cuore che ci viene svelato e comunicato da Cristo Gesù, dal Figlio di Dio che per noi si fa uomo. Et homo factus est: come diciamo nel Credo. Non è questa la grande periferia che ha sperimentato il Signore Gesù, sin dalla nascita? Nasce in un piccolo paesino, Betlemme, nasce e non ha un posto all’albergo, nasce ed è collocato nella povertà di una grotta. È costretto a fuggire in terra straniera per salvare la propria vita. A Nazareth svolge un lavoro umile e per le strade della Palestina incontra e dialoga con i suoi amici preferiti: i piccoli, gli ammalati, i lebbrosi, i poveri e i peccatori. È incompreso, criticato e rifiutato dagli scribi e farisei, cioè dalla gente perbene del tempo. È condannato e inchiodato su di una croce… Gesù nella sua ‘umiliazione’ e nello “svuotamento di sé” o annichilamento (cfr Fil 2.7-8) si presenta come periferia vivente. Ma proprio in questa periferia – in questo contesto disumano e disumanizzante viene impiantata la ‘tenda’. La tenda così si fa ‘grembo’, sorgente di vita, di ricupero della dignità perduta, di giustizia, solidarietà, speranza, perdono, riconciliazione, pace… in una parola, sorgente di amore! Di amore ‘materno’, come superlativamente lo vive e lo trasmette Dio nei riguardi di ciascuna persona di questo mondo. ‘E il Verbo si fece carne’. Questa carne è la Chiesa, questa carne siamo noi quali membri della Chiesa: una carne che prende parte alla stessa vita di Cristo, che condivide la sua missione di salvezza: quella di rivelare e comunicare al mondo l’amore di Dio, il Padre di tutti, il Padre dei poveri, il Padre di tutti gli ‘scartati’ dalla società. Concludo affidandovi un augurio e una preghiera. Amo pensare che l’incontro di Gesù con il giovane ricco sia per ciascuno di noi l’immagine viva e il modello più affascinante della scelta che siamo quotidianamente chiamati a fare, nel segno di un grande coraggio e di una gioia profonda: la scelta di rispondere all’amore che il Signore ci dona perché a nostra volta lo annunciamo e lo testimoniamo agli altri. Nessuna paura per l’altezza dell’ideale che ci viene proposto. Fiducia piena per la sua realizzazione. Dalla nostra parte stanno sempre, non dimentichiamolo mai, lo sguardo, l’amore, la proposta di Gesù, il ‘maestro buono’”.

Presente anche il vescovo di Teramo monsignor Michele Seccia, che è stato in mezzo ai ragazzi per tutta la Tendopoli e si è unito a loro nella tradizionale foto davanti al vecchio Santuario.

Sceso il sipario su questa XXXIV edizione, il fondatore e anima della Tendopoli padre Francesco Cordeschi ha mostrato tutta la propria soddisfazione lodando il Signore per i suoi prodigi. Per i giovani in partenza i saluti non hanno rappresentato un addio ma un reciproco impegno a ritrovarsi di nuovo insieme per continuare a scrivere la storia della Tendopoli.

Quest’anno la festa popolare di san Gabriele sarà celebrata domenica 31 agosto. La messa delle ore 11 sarà presieduta da monsignor Michele Seccia, vescovo di Teramo-Atri. Alle ore 17 l’urna che custodisce le spoglie mortali del santo dei giovani sarà accompagnata in processione da migliaia di devoti.

 

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