Pizza all’Amatriciana: l’idea di un giuliese sbanca ai campionati mondiali FOTO

Giulianova. Il ricordo dell’Aquila, un amico perso sotto le macerie e la disperazione di tanti altri conoscenti sopravvissuti alla tragedia, e poi la gita in moto ad Amatrice soltanto qualche giorno prima del sisma che l’ha distrutta.

Sono tutte le emozioni e i sentimenti di Mattia Di Giovannantonio, 27enne pizzaiolo giuliese, che martedì scorso, a Napoli, ha partecipato al campionato mondiale con una speciale creazione: ‘La Pizza all’Amatriciana’.

Un’idea, nata all’ultimo momento, mentre stava provando un’altra sua creazione ‘Sinfonia di bosco’, per dimostrare vicinanza e partecipazione ad un paese amato e frequentato ed ora devastato dal terremoto.14248892_10210188035447535_1088857042_n

Così Mattia che non è per nulla un piazzaiolo improvvisato ha ‘progettato’ la sua pizza Amatriciana con la passione e l’attenzione ai particolari che lo contraddistingue. Sugo con la ricetta tradizionale, direttamente tramandata dai pastori, utilizzando datterini del posto (sì, prodotti ad hoc da un suo amico di Colleranesco, popolosa frazione di Giulianova), strutto e guanciale, che poi è stato tolto. La sua pizza è un crogiolo di sapori (soprattutto nostrani) ed idee. Tutto va bilanciato, niente va fatto a caso. Così l’idea di aggiungere alla pizza e al sugo il guanciale rosolato in pentola e il pecorino di Campotosto, stagionato 6 mesi con un bel bicchiere di Montepulciano abruzzese.

Una specialità tutt’altro che estemporanea. Mattia fa il pizzaiolo da quando aveva 13 anni, a 17 già ne gestiva una a Giulianova, poi il lavoro a Tortoreto. Fa pizza da 15 anni ed è istruttore ‘NewSchool’ da uno. La sua pizza non ha niente di scontato, ogni ingrediente, ogni passaggio è studiato, bilanciato, valorizzato dall’insieme.

Anni di gare da Roma a Firenze, da Amburgo a Parma, tanti riconoscimenti anche per realizzazioni sorprendenti come la riproduzione del Vesuvio (foto a destra) o del porto di Giulianova con i caliscendi (foto in basso a sinistra), oppure la pizza con la scarpetta teramana con dedica e ispirazione al nonno.

“Ogni gara per me è confronto e crescita e soprattutto la possibilità di ‘rubare’ qualcosa che mi permette di migliorare, di crescere. Insomma ogni risultato raggiunto non è altro che un piccolo mattoncino per la costruzione della Cupola del successo’.

Mattia ha solo 27 anni ma soprattutto idee e pensieri chiari. Non li svela tutti, lui è abituato ad avere le mani in pasta e raccontare soltanto quello che sente, vede e tocca. Ama l’Abruzzo e soprattutto Giulianova che inserisce sempre nelle sue pizze con un ingrediente particolare.

Con la pizza Amatrice ha stupito tutti nel ‘tempio della Pizza’, cioè Napoli, nel corso di un campionato mondiale. Dopo la pizza per la gara ne ha subito sfornata un’altra per giudici e fotografi. Insomma un successo fino alla sera quando è rimasto a fare pizza in un locale storico del Centro di Napoli, insieme al titolare, pizzaiolo da una vita.

“Per me la pizza Amatriciana ricorda L’Aquila e la sofferenza provata da vicino. La mia pizza è un omaggio ai paesi colpiti dalla tragedia del terremoto ma soprattutto la voglia di ripartire, di ricostruire, di guardare al futuro con positività. Ero ad Amatrice qualche giorno prima del terremoto e ho acquistato prodotti, utilizzati per la pizza, in una macelleria che non esiste più. Subito dopo il terremoto la mia scuola, NewSchool, era pronta per portare ad Amatrice un punto ristoro ma poi d’accordo con la Protezione Civile abbiamo deciso di non dare intralcio ai soccorsi. L’organizzazione ci ha ringraziato, informandoci che conteranno su di noi se, nei prossimi giorni, avranno bisogno di altri punti ristoro”.

14256559_10210188035487536_1201125935_nL’attaccamento alla terra, il dolore del terremoto ma soprattutto lo studio di Mattia Di Giovannantonio rendono la sua pizza speciale: “ho partecipato anche alla categoria SGT, realizzando una pizza marinara con l’aglio rosso di Sulmona, l’origano selvatico delle campagne giuliesi e l’olio davvero speciale dell’azienda Matalucci di Scerne di Pineto”.

Parlando della pizza Mattia lascia trasparire un amore quasi ‘viscerale’ per le sue creazioni che devono essere perfette nel gusto, nell’estetica ma sopratutto nella digeribilità. “La maturazione deve essere fondamentale per
una pizza buona e digeribile. Con la farina che utilizzo lascio la pizza 40ore circa in frigorifero a temperatura 0-4° per poter permettere di realizzare tutti i 300 microprocessi importanti, tra cui anche la lievitazione”.

La pizza la fanno, ormai, quasi tutti ma l’Amatriciana di Mattia è una sinfonia di odori, sapori e sentimenti. Niente è lasciato al caso, niente è più abruzzese e legato alla terra, alla tradizione e allo stresso tempo alla sperimentazione della speciale pizza di Mattia Di Giovannantonio.

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