Vicenda Te.Am: il punto di vista di Teramo 3.0

“Sulla Teramo Ambiente S.p.A., società pubblico-privata che gestisce l’igiene urbana del Comune di Teramo dal 1996, ho letto negli ultimi giorni una vera e propria levata di scudi contro il nuovo socio privato risultato vincitore dell’asta effettuata dalla curatela fallimentare Enertech”. Esordisce così in una nota stampa Christian Francia di Teramo 3.0.

“Tutti sono preoccupati per il ritorno di Stefano Gavioli che era già il socio privato di Te.Am. fino alle note vicende giudiziarie, ed oggi torna ad esserlo dopo aver ricomprato al miglior prezzo di mercato (1.755.000 euro) le quote della sua stessa società.
Peccato che nessuno si sia premurato di leggere almeno lo statuto societario Te.Am., il quale all’art. 6 comma 4 prevede la cosiddetta clausola di gradimento, strutturandola testualmente così: “Qualsiasi cessione di azioni” riservate ai soci privati “è subordinata al previo gradimento da parte del Comune di Teramo (…) motivato con riferimento a obiettivi parametri di capacità imprenditoriale dell’acquirente, stabiliti dall’assemblea dei soci””.  Le parole “cessione” e “acquirente””, continua Teramo 3.0, “indicano che il cosiddetto gradimento debba essere espresso dal socio pubblico (Comune di Teramo) nei confronti di un nuovo socio che acquisisca le azioni riservate ai soggetti privati. Ne deriva che nessun gradimento possa né debba essere espresso nei confronti di Gavioli, per una motivazione squisitamente giuridica: la clausola di gradimento è preventiva rispetto ad una cessione di azioni fra privati, non già successiva agli esiti di un’asta pubblica gestita da un Tribunale, il quale è ovviamente garante per legge sia dell’interesse pubblico e sia degli interessi dei creditori della società che viene offerta all’asta. Non può quindi esserci alcun giudizio riguardo alle decisioni della Curatore fallimentare che ha bandito un avviso pubblico, in ossequio ai principi di trasparenza e imparzialità, sia per trovare l’offerta migliore sul mercato e sia per vagliare i requisiti di legittimità degli acquirenti”.

“Peraltro”, continua Francia, “qualora il Comune esprimesse un mancato gradimento (che, ripeto, è inapplicabile alla fattispecie) si troverebbe di fronte ad un dramma amministrativo: da un lato Gavioli chiederebbe risarcimenti milionari visto che ha legittimamente comprato un’azienda che si troverebbe a non poter gestire e dalla quale non potrebbe trarre gli utili che si attende dall’attività imprenditoriale, dall’altro lato il Curatore fallimentare si vedrebbe accusato di avere gestito male la vendita pubblica, in quanto avrebbe consentito ad un imprenditore non affidabile di tornare ad amministrare una società che offre da decenni servizi essenziali sul territorio”.

“D’altro canto se si considera che aziende private o pubblico-private, come avviene ad esempio nelle vicine Roseto degli Abruzzi, Giulianova oppure Notaresco, raggiungono da tempo ottimi risultati nella gestione dell’igiene urbana, non si capisce per quale motivo il Comune di Teramo dovrebbe temere che gli interessi privati di un socio che mira a produrre utili dovrebbero divergere dall’interesse pubblico di tutti i teramani: cioè quello di perseguire la massima efficienza e contestualmente di ridurre al minimo le tariffe dell’igiene urbana. Interessi pubblici e privati coincidono nel momento in cui si conviene che solo una gestione squisitamente manageriale può risolvere i problemi di inefficienza e di costi esorbitanti che i teramani sopportano da troppo tempo, per colpa di una politica che da almeno dieci anni si è dimostrata non all’altezza dei suoi compiti”.

 

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