Traforo del Gran Sasso, vertice in Procura a Teramo VIDEO

E’ in corso un incontro, nella Procura della Repubblica di Teramo, per affrontare le tematiche giudiziarie legate alla chiusura del Traforo del Gran Sasso sull’autostrada A24, a partire dal 19 maggio, annunciata dalla concessionaria Strada dei Parchi (SdP) e non ancora revocata dalla stessa società.

 

All’incontro stanno partecipando, oltre ai magistrati titolari dell’inchiesta sul presunto inquinamento dell’acquifero del Gran Sasso, il capo di Gabinetto del ministero Infrastrutture e Trasporti e il presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio. Obiettivo, secondo quanto si è appreso, sarebbe trovare una soluzione alla motivazione addotta da Strada dei Parchi di non voler incorrere nell’accusa di reiterazione del reato in riferimento al processo, con udienza in programma il 13 settembre prossimo, in cui sono coinvolti la stessa Sdp con Infn e Ruzzo Reti Spa.

 

Rischio sismico. “L’evento sismico può avere effetti anche estremamente gravi all’interno dei laboratori di fisica nucleare e può essere direttamente connesso al rischio di incidente rilevante con conseguenze immediate sull’ambiente circostante”. È quanto si legge nella relazione tecnica dell’Arta (Agenzia Regionale Tutela Ambiente) inviata alla Procura di Teramo e che in buona parte è ripresa nel Piano di emergenza predisposto dalla Prefettura aquilana.

 

 

Nel Piano si legge anche che “le faglie del Gran Sasso si trovano in una zona sismicamente molto attiva; a sud di queste (ad una distanza di appena 12 Km) vi è anche la Faglia di Paganica, la cui attivazione ha prodotto il terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009. Tali faglie, la cui lunghezza totale raggiunge i 30km, sono da considerare ‘silenti’ ossia in ritardo sismico e possono raggiungere la magnitudo massima attesa di circa 7 gradi nella scala Richter”.

 

 

”La faglia del Gran Sasso – prosegue il Piano – denominata di Campo Imperatore, attraversa, quasi ortogonalmente, le gallerie autostradali dell’A24 ed ha un piano di faglia inclinato di 55° che passa ad una distanza di circa 1 Km dai laboratori di fisica nucleare. Detta azione di taglio associata all’aumento del grado di fratturazione dell’ammasso roccioso potrebbe creare alle infrastrutture esistenti rilevanti problemi anche a distanza di alcuni chilometri dal gradino di faglia principale”.

 

 

”In caso di sisma è diverso se nei Laboratori ci sono tonnellate di sostanze pericolose oppure no, le conseguenze  sarebbero diverse per l’intera regione: ora finalmente emerge il problema della dislocazione sismica che avevamo puntualmente segnalato nell’esposto del giugno 2018 ”, fa notare Augusto De Sanctis del Forum H20.

 

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