Teramo, referendum sul teatro romano: “Ci hanno chiesto il canone per il banchetto”

Nella giornata di ieri, come denuncia l’Associazione Coordinamento dei Comitati di Quartiere di Teramo presieduta da Giuliano Lucenti, alla stessa sarebbe stato chiesto il pagamento del relativo canone per l’apertura del banchetto per la raccolta delle firme in Piazza Martiri della Libertà, raccolta firme per il referendum consultivo-propositivo sul teatro romano.

Si tratta di un’interpretazione arbitraria e ostativa da parte del dirigente preposto. Il Comitato promotore per il Referendum comunale e il Coordinamento dei comitati di quartiere cittadini denunciano con forza all’opinione pubblica, ai cittadini e alle forze politiche della Città questo atteggiamento negativo del Comune di Teramo nei confronti dello svolgimento di uno strumento di democrazia partecipativa come il Referendum previsto dallo Statuto comunale e disciplinato dal relativo regolamento – dice il presidente del Comitato Promotore, Carlo Di Marco – Gli artt. 29 e 30 del Regolamento comunale fanno riferimento ad iniziative politiche, nel primo caso, per l’agevolazione dello “sconto” dell’80%, nel secondo caso, per l’esenzione. Ne discende un’assurda confusione fra condizioni differenti, poiché l’articolo 30, comma 4 del Regolamento in questione, esonera dall’obbligo del pagamento del canone i soggetti che promuovono “manifestazione od iniziative a carattere politico purché l’area occupata non ecceda i 10 metri quadrati”. Ma la volontà espressa in questo ultimo articolo, nonostante la confusione normativa, imponendo anche la condizione relativa alle dimensioni dell’area massima da occupare, è inequivocabile: tutte le manifestazioni di carattere politico, purché l’area occupata non superi i 10 mq, sono esenti dal pagamento del canone. Resterebbe solo di affermare, come ha fatto il dirigente imponendo il pagamento ridotto ex art. 29, che la raccolta delle firme per un referendum consultivo propositivo che si svolge ai sensi delle disposizioni statutarie e regolamentari del Comune di Teramo non sia di carattere politico bensì meramente culturale. Forse ci confondono per saltimbanchi o artisti da strada, ma questo ci farebbe piacere per via dell’amore per l’arte e comunque anche in questo caso rientreremmo nella categoria esente di cui all’art. 30 lett. J”.

E concludono: “Il fatto è gravissimo! Rappresenta una negazione della democrazia partecipativa in un Comune dove il Referendum è previsto e disciplinato. Si tratta di un atto di ottuso ostracismo e si chiede al Commissario prefettizio di intervenire subito con autorevolezza per rimuovere ogni ostacolo alla democrazia comunale; al Difensore civico regionale di intervenire subito perché altro tempo non venga perduto per la raccolta delle firme in atto che si esaurisce, come noto, entro 90 giorni dall’avvio”.

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