Teramo, l’addio di Federico: “Mi mancherai, Kissy”

Ha voluto dirle addio con un lungo post su Facebook. Federico, il ragazzo che ha soccorso Gabriella Nardini, meglio conosciuta come Kissy, nel gennaio scorso in occasione del malore, le ha dedicato un lungo post su Facebook in suo onore. Pubblichiamo integralmente il suo ricordo di Kissy, scomparsa la scorsa settimana.

E così, la nostra avventura volge al termine.
Un pezzo di Teramo ed un pezzo della mia vita se ne sono andati per sempre.
Le risate sono svanite, i momenti insieme sono un ricordo, il comico gracchiare della sua voce ha lasciato spazio al silenzio.
Sono finiti per sempre i tempi in cui giravo per Teramo, sui bus, sui treni e per le strade sempre con quel pizzico di speranza di fondo di riuscirla a beccare come fosse un pokèmon leggendario, perché beccarla significava festa, spasso, risate. Ora farsi una passeggiata per Teramo avrà un sapore diverso, molto più insipido, e devo mandarlo giù lo stesso.
Sono finiti i tempi in cui sbirciavo da fuori nel bar Capolinea per vedere se era dentro e se poi c’era mi fermavo anche tutto il pomeriggio per fare gli scemi insieme, gesto, quello dello sbirciare fuori dalla vetrata del bar, che tuttavia continuo a fare meccanicamente qualche volta senza senso. Finiti i weekend in cui veniva a casa mia a fare festa con me ed i miei coinquilini, con spaghettate ad orari improponibili ed io che le facevo perdere di proposito l’autobus per farla restare più a lungo. Finite le telefonate che ricevevo a sorpresa da lei dalle cabine telefoniche e che prontamente s’interrompevano dopo quindici secondi perché non aveva più monetine da inserire. Finite le merende insieme, gli aperitivi, i discorsi surreali e i selfie insieme. È triste dovermi arrendere al ‘mai più’, è triste accettare che il rivedere i suoi filmati non mi farà più tanto ridere ma mi istilleranno più che altro nostalgia e rassegnazione.
Il surreale universo chiamato Kissy ora è finito, per sempre. Cosa resta, il ricordo, qualche video e qualche frase celebre.
Ha segnato i miei anni universitari in modo indelebile, era il pepe delle mie giornate. Probabilmente il ricordo più bello che mi porterò dietro della mia esperienza come studente fuorisede. Si dava la sua presenza in città per scontata, come se ormai fosse parte dell’arredo urbano, e forse effettivamente non è mai stata considerata dai suoi concittadini più che una decorazione, magari pure un po’ pacchiana e trash, per non dire fastidiosa. Purtroppo i figli di un dio minore come lei per la gente sono giusto un soprannome, qualche follia che combinano in pubblico e poco altro, e l’ingloriosa fine che Gabriella ha fatto è stato il salato pegno che ha dovuto pagare per essere ‘Kissy la miss aquilana’.
Cala il sipario, parte la sigla di chiusura ma gli applausi alla fine di questa triste storia stavolta sono ben pochi perché l’attrice non è mai piaciuta al grande pubblico dal finto palato fine.
Ti ho voluto bene Gabbriè, ti ho voluto bene veramente tanto. Volevo fare davvero molto per te, volevo cercare di aiutarti a dare una vera svolta alla tua vita, anche facendo leva sul tuo personaggio. Volevo essere qualcuno per te, qualcuno di cui poterti fidare, perché anche se volevi nasconderlo persino a te stessa, piena d’orgoglio, soffrivi di una solitudine mostruosa, ed in questo forse sono riuscito. Mi onoravi della tua presenza nonostante il tuo essere schiva, e mi sentivo come se stessi condividendo i miei momenti con una vip dello spettacolo, come se fossi entrato nel cuore del mio idolo, e questo non so se grazie a me o grazie a te. Bastava solo saperti prendere, e ti trasformavi in una persona dolcissima come con me sei sempre stata. Avevi l’età ormai di una nonna, ben 66 caspita di anni che portavi divinamente, e sei persino riuscita a fregarmi mentendo ed avendo sempre fatto credermi che ne avessi in realtà dieci di meno, 56, e ci ero cascato in pieno, ho scoperto i tuoi veri anni solo quando ho visto il santino qui sotto, eppure non ho quasi mai avvertito in modo forte il gap di età tra me e te, tu che, tra Teramo e L’Aquila, amavi stare tra gli universitari, tra i giovani.
Ero pieno di piccoli progetti per te, ma purtroppo la realtà dei fatti ci ha remato contro ed ora non ho nemmeno dei cocci da poter raccogliere. Non ho rimpianti di nulla, nei miei grandi limiti sono sicuro di averle provate tutte per darti una mano ed almeno per questo sto sereno, non ho alcunché di cui pentirmi, ed avrei continuato a fare di tutto per ridarti la dignità umana che la tua vita molte volte ti ha tolto, come di tutto ha fatto per te tuo fratello con la sua famiglia, persone meravigliose che ho avuto la fortuna di conoscere in questa circostanza disgraziata.
Spero di poterti ridare questa dignità almeno ora che sei morta, se il vento soffia un po’ a mio favore, una volta tanto.
Purtroppo non ho la grazia della fede, non riesco a prendermi in giro da solo credendo in angioletti che ci proteggono/spiano e vite ultraterrene di serenità e riposo, gli ‘arrivederci’ io li dico ai vivi. La sola certezza che ho è che ora non soffri più e che il tuo ricordo in me non svanirà mai, me lo terrò stretto stretto come un abbraccio al proprio peluche più caro.
Ti ritroverò nei profumi, in ciò che certi luoghi mi evocano, nei gesti quotidiani, e proverò a farmelo bastare.
A mai più, tesoro.

 

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