Teramo, i dubbi dell’Ordine degli Architetti su Goldrake: “Il Comune sa cosa sta facendo?”

Il presidente dell’Ordine degli Architetti, Raffaele Di Marcello, fa alcune considerazioni in merito al progetto Goldrake che potrebbe “atterrare” prossimamente sull’Ipogeo di piazza Garibaldi in caso di parere favorevole della Soprintendenza.

“Forse non molti teramani ricorderanno il progetto CULT, acronimo di TeramoCulturale, elaborato dall’amministrazione comunale nel 2007 con l’obiettivo dello sviluppo dell’intero territorio teramano, attraverso strategie ed azioni di politica culturale – dice Di Marcello – Il progetto, che dichiarava di voler porre la cultura non solo come valore aggiunto della città, ma come “matrice costitutiva della sua comunità”, oltre alla conservazione del patrimonio culturale, mirava ad una riconfigurazione, anche spaziale, della città e del suo distretto territoriale, incidendo sui processi di costruzione del piano urbanistico. L’obiettivo dichiarato era quello di di correlare il patrimonio storico, culturale ed ambientale nel tessuto urbano e nel territorio, per mettere a fuoco un’idea progettuale che potesse confrontarsi nel nuovo grande mercato globale, creando un contenitore di ricerche, di esperimenti, di riflessioni, come incubatore di creatività ma anche di intuizioni che permettessero di comprendere l’identità e la vocazione del nostro territorio, rafforzando, così, la cultura locale e orientando le scelte di investimento e di localizzazione delle imprese, i flussi turistici e gli insediamenti umani”.

E ancora: “Uno dei punti di forza del progetto CULT è stata la realizzazione del cosiddetto Ipogeo, progettato dall’Arch. Lorenzo Buracchio di Chieti, facente parte di un più ampio sistema di percorsi che vedevano, come open-gate di partenza di un circuito turistico-culturlae, la Pinacoteca Civica, e collegavano tutti i luoghi museali (Museo Arti Moderne-ARCA; Museo Civico, ecc.) e i siti archeologici e storici della città. L’ipogeo, quindi, è un opera di architettura, che può piacere o non piacere, ma che nasce all’interno di un progetto più ampio, poi non completato (come sempre accade in questa città), e come opera di architettura è anche opera artistica e, quindi, come opera artistica la sua utilità, oltre a quella legata alla specifica funzione, è quella di “muovere lo spirito”, cioè di “creare emozioni”, che siano positive o negativi non importa. Ma, al di là delle considerazioni estetiche sull’opera, l’opera di architettura ha anche un’altra caratteristica: essa è protetta dalla legge 22 aprile 1941, n. 633 – Protezione del diritto d’autore e di altri diritti connessi al suo esercizio – che tutela le opere dell’ingegno di carattere creativo che appartengono alla letteratura, alla musica, alle arti figurative, all’architettura, al teatro ed alla cinematografia, qualunque ne sia il modo o la forma di espressione. Decidere, quindi, di modificare un’opera di architettura, magari annullandola completamente, sovrapponendogli un’altra opera, fosse anche una installazione artistica di uguale o maggiore valore figurativo, è sempre un’azione da attivare con cautela, interpellando l’autore e, nei casi previsti, ottenendone il consenso”.

Gli architetti comunque si chiedono se, “al di là di soggettive considerazione sul valore artistico dell’installazione proposta, il Comune di Teramo ha ben presente il perché la stessa debba essere realizzata e con quali conseguenze? E’ consapevole il Comune di Teramo che l’installazione artistica andrà a modificare, seppur temporaneamente, un’opera di architettura che ha, comunque, anche una sua valenza artistica? Si inserisce l’opera all’interno di una strategia di sviluppo territoriale e, se si, la stessa è stata resa nota e condivisa con tutti i portatori di interesse del territorio? E’ capace, il nostro territorio, di guardare verso il futuro, senza ripiegarsi in sterili riproposizioni di un presunto glorioso passato, aprendosi a esperienze innovative di trasformazione urbana, magari portate avanti con concorsi di architettura o per installazioni artistiche, capaci di attirare idee e visioni innovative?”. E conclude Di Marcello: “Se, a Teramo, ci si ponesse delle domande, prima di cercare delle risposte, forse molti dei progetti e delle strategie del passato (dal centro fieristico della Gammarana a Teramo 2020) non sarebbero naufragati. E oggi non ci troveremmo a parteggiare, dalla parte del si o del no, per un opera che, potrebbe essere un’opportunità, ma anche rivelarsi il solito flop alla teramana; perché se non si ha una visione del futuro non si riuscirà mai a governare il presente”.

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