Sicurezza IZS Teramo, la denuncia dei sindacati: “Nessun investimento sulla tutela dei lavoratori”

I Dirigenti FSI-USAE – Federazione Sindacati Indipendenti-Unione sindacati Autonomi Europei – Giovanni Foschi, Caterina Laguardia, Sandro Martella e Milena Natalini si schierano al fianco dei dipendenti dell’Istituto Zooprofilattico di Teramo per quel che riguarda la sicurezza dei lavoratori.

 

“Con la delibera 287 del 15/06/2018 pubblicata sull’Albo Aziendale Informatico dell’IZS, a firma del Direttore Generale Professor Mauro Mattioli”, scrivono i dirigenti in una nota congiunta, “è andata in onda la saga del grottesco all’Istituto Zooprofilattico di Teramo “G. Caporale” che sancisce la definitiva scomparsa del buon senso Amministrativo e del rispetto del sacrosanto diritto dei lavoratori ad un ambiente lavorativo salubre, come sancito da specifica Legge.

In base a tale delibera, l’IZS Teramo stanzia 2.684 euro per l’acquisto di un rilevatore portatile di gas e relativi accessori per attività di valutazione del “benessere animale” ai fini della valutazione dei livelli di gas nocivi per gli animali previsti da un progetto di ricerca dal nome alquanto complicato. Il benessere è uno stato di salute completo, sia fisico che mentale, in cui l’animale è in armonia con il suo ambiente. Esiste precisa Normativa a garanzia di tale benessere ma esiste progetto non a scadenza che si fonda sull’art.32 della Costituzione Italiana che tutela la salute come fondamentale diritto di ogni individuo, anche se appartenente alla sfera homo sapiens. Come Primates siamo apparentati a scimmie, tarsi e lemuri e quindi abbiate rispetto.

La stessa somma, poco più della metà dello stipendio di un Dirigente Veterinario di primo pelo, ridicola per un Ente di Eccellenza florido come l’IZS Teramo, non è stata mai né prevista né deliberata a tutela di lavoratori che per anni hanno lamentato e lamentano anomalie all’interno dei laboratori, carenze tecnico-strutturali che determinano saltuariamente la presenza di esalazioni irritanti, potenzialmente riconducibili ad emissioni di sostanze chimiche. Per anni, più e più volte si è presentata tale criticità mai affrontata né risolta dai responsabili della sicurezza IZS, non ultima (pochi mesi fa) l’evacuazione di tutti i laboratori di un intero piano dopo la fuoriuscita di forti esalazioni di fenolo. Al fenolo possiamo aggiungere formalina, etere ed altre sostanze benefiche che non stiamo ad elencare ma che, indirettamente, possono significare la presenza di altre molto più pericolose.

Eppure buona Norma prevede che, nel momento in cui non si riesca a dimostrare con altri mezzi il conseguimento di un adeguato livello di prevenzione e di protezione, il datore di lavoro è tenuto, ogni qualvolta risultino modificate le condizioni che possono influire sull’esposizione dei lavoratori, ad effettuare la misurazione degli agenti fisici, chimici o biologici che possano presentare un rischio per la salute dei lavoratori ed anche a predisporre la chiusura eventuale dei laboratori stessi. Per gli animali sì, ma non per il lavoratore di umana razza, in barba al rispetto di quanto sancito dal D.Lgs. 81/2008 in termini di sicurezza obbligatoria da garantire ai lavoratori. Il pericolo è il sale della vita. Chi controlla chi in questo paese?

L’esponenziale aumento degli infortuni sul lavoro denota sicuramente scarsa sensibilità verso tale problematica da parte dei datori di lavoro, ma altrettanto certa è la mancanza dei controlli da parte dei Competenti Uffici ASL che, ai fini di una reale prevenzione, dovrebbero automaticamente attivarsi in seguito a nuova Normativa. Gli operatori sanitari sono chiamati a rispettare regole ai fini della gestione della sicurezza e l’insieme di queste regole diventano un “obbligo”, termine perentoriamente espresso dalla Legislazione in materia, con precise sanzioni non solo per i contravventori ma, anche per gli omittenti. Chi controlla cosa?

La Legge è stata ammorbidita e si va incontro a giudizio solo se non si provvede agli adeguamenti richiesti dall’organo ispettivo superiore eventualmente coinvolto dai lavoratori interessati. Per chi invece ha respirato potenzialmente per anni sostanze tossiche due Pater Noster e un Requiem Aeternam. D’altronde siamo un Ente Veterinario e quindi rispettiamo le giuste priorità. Siamo i professionisti dell’intervento postumo al danno e non conosciamo vergogna. I controllori percepiscono stipendio ma controllo non esiste.

Venti anni di problematiche, con continue segnalazioni agli organi superiori interni, segnalazioni che andavano semplicemente monitorate nel tempo applicando le eventuali misure correttive, non sono stati sufficienti per l’acquisto di un rilevatore in continuo (seppur continuamente richiesto) che escludesse la presenza di rischi per la salute. Al contrario, è bastata semplice richiesta, certamente legata ad un progetto del benessere animale, per garantire tale attività di monitoraggio.

Le competenze, anche solo attraverso l’esercizio della pratica, avrebbero dovuto necessariamente determinare approccio più serio al problema sicurezza ma, al contrario, non sono stati mai strutturati piani di miglioramento dei laboratori (che dovrebbero derivare da attenta valutazione del rischio mai effettuata), né sono presenti, in alcune aree, armadi di sicurezza in posizione disimpegnata o dispositivi di protezione collettiva per l’areazione forzata. L’approccio immediato dei “competenti” organi interni è tendenzialmente ad intimorire i dipendenti coprendo qualsiasi cosa per evitare indagini successive. Non sempre però paga tale politica. T

ali atteggiamenti noncuranti della sicurezza del personale, ignorando regole imposte da precisa Legge volta alla prevenzione, sono già stati messi in evidenza dal mancato contenimento del rischio biologico che ha portato a notifica di reato ai sensi dell’art. 20 del D.Lgs. 758/94 a carico del Datore di Lavoro, Prof. Mattioli Mauro. Tutto questo speriamo basti a chi è tenuto ad intervenire a tutela. Noi aspettiamo fiduciosi, ci stiamo evolvendo verso una razza umana superiore e immune, quindi fate con calma”.

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