Polizia penitenziaria: carenza organico al Comando di Teramo

Le organizzazioni sindacali che rappresentano il personale del Corpo di Polizia Penitenziaria si dicono preoccupati per la gravissima carenza di personale cui soffre da tempo il Comando di Teramo.

Tale carenza sarebbe “determinata dal mancato turn-over del personale posto in quiescenza nei decorsi anni e mai reintegrati, ciò danneggia non solo l’ordine e la sicurezza interna all’istituto, ma anche e soprattutto l’integrità psicofisica dello stesso personale per il sistematico ricorso al lavoro straordinario: circa 48000 ore effettuate nell’anno 2018 e le metodiche soppressioni e negazioni dei diritti soggettivi garantiti costituzionalmente quali le ferie e il riposo settimanale”, scrivono i sindacati in una lettera indirizzata, tra gli altri, al Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia Onorevole Jacopo Morrone, al Prefetto di Teramo Gabriella Patrizi, al direttore della Casa circondariale di Teramo Stefano Liberatore e al Presidente della Regione Abruzzo, Marco Marsilio.

“Con provvedimento del Capo di Dipartimento del 02.10.2017, inoltre, veniva stabilito l’organico dell’istituto teramano in 216 unità di vari ruoli per far fronte alla gestione di circa 330 detenuti di media giornaliera. Alla data odierna, risulta invece amministrato un ridottissimo contingente pari a 160 unità a cui vanno sottratte le unità in distacco presso altre sedi, in missione, assenti in malattia da lungo tempo, distacchi sindacali e quelli posti in congedo in attesa del collocamento in quiescenza, quindi effettivamente operativo solo 133 unità, con una carenza certa pari a 83 unità, circa il 40% in meno dell’organico previsto a fronte invece di un surplus e sovraffollamento di detenuti pari al 30 % (430 detenuti di media giornaliera da gestire)”.

E ancora: “Tale situazione è diventata insostenibile sotto ogni profilo e non permette di garantire i livelli minimi di sicurezza dell’istituto ed è pregiudicato l’assolvimento dei doveri istituzionali quali ad esempio i servizi di traduzione dei detenuti nei luoghi di cura e tribunali, all’incirca 1000 servizi l’anno in media.

Il personale effettivo, rimasto in servizio, è aggravato da un consistente carico di lavoro ed esposti ad un notevole stress lavorativo con possibilità di incorrere alla “sindrome del burnout“, difatti, non vi è giorno che sono costretti a ricoprire più posti di servizio contemporaneamente e svolgere prestazioni di lavoro non inferiore alle otto ore e in ambienti di lavoro spesso insalubri e insicuri, causati dal sovraffollamento e dall’inadeguatezza edilizia della struttura penitenziaria”.

“Auspichiamo che in sede di assegnazione si tenga conto della percentuale di carenza di ogni singolo istituto, privilegiando in primis quelli con maggiore sofferenza come l’istituto teramano (circa il 40% di carenza, inviando i “neo agenti ” a fine corso (previsto per fine giugno) per il periodo estivo e successivamente nelle sedi di destinazione per dare corso alla mobilità nazionale evitando così,come già accaduto in passato che le unità mobilitate arrivano nelle sedi di destinazione in autunno inoltrato,oppure,che il personale trasferito sia immediatamente posto in partenza all’atto dell’assegnazione dei neo agenti”.

“Oltre ad incrementare l’organico del personale,di tutte le Aree e Settori”, concludono SAPPE UILPA SINAPPE CISL,  CGIL USPPE e OSAPP, “è indispensabile stanziare adeguate risorse economiche per automatizzare le postazioni di servizio e adeguare a norma del D.lgs. 81\08 e ristrutturare sia il padiglione detentivo , sia la Caserma , sia gli uffici e soprattutto il locale mensa”.

La richiesta al Sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia, è di intervenire presso il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria.

 

 

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