L’ambasciata italiana a Londra si trasforma in cucina per i poveri grazie allo chef di Alba Adriatica

La cucina dell’Ambasciata italiana a Londra diventa luogo della solidarietà per le famiglie in difficoltà e per le persone che vivono sole.

 

La pandemia ha stravolto, per certi versi, tanti abitudini e la generosità e l’aiuto alle persone in difficoltà percorre strade anche nuove e per certi versi estemporanee, ma di grande valenza. E la generosità italiana nella Capitale del Regno Unito ha un’origine abruzzese, di Alba Adriatica, nel caso di specie, grazie all’attivismo di Danilo Cortellini, 34 anni, cuoco capo della delegazione italiana che grazie al consenso dell’ambasciatore Raffaele Trombetta ha organizzato un’iniziativa di solidarietà.

L’idea dello chef di Alba Adriatica, è la rivisitazione attuale dell’iniziativa di FoodCycle, associazione di circa 5mila volontari impegnati in tutto il Regno Unito nella preparazione di pasti destinati agli indigenti e realizzati con la merce non venduta delle grandi catene di supermercati. Prima della pandemia, la selezione e cottura degli ingredienti messi a disposizione del progetto avveniva nelle cucine di scuole, chiese e associazioni coinvolte nella rete.

Una catena di solidarietà, ma anche di accoglienza, che complice il Covid19 si è interrotta.

 

 

Allo scoppio della Pandemia tutti i progetti Foodcycle sono stati chiusi e la charity si è trovata senza cucine. In poco tempo si sono organizzati per il servizio di consegna pacchi con prodotti alimentari ed alcuni progetti a Londra e in tutto il paese sono riusciti a ripartire in questo modo.

Cortellini, che collabora con FoodCycle dal 2016, non si è però perso d’animo.

 

“La mia idea è stata quella di mettere a disposizione il mio lavoro ed il mio team per provvedere alla mancanza di pasti pronti”, racconta Danilo Cortellini.” Con il supporto dell’Ambasciatore utilizziamo la cucina della sede per creare degli Italian take-aways. Per adesso i nostri pasti Italiani verranno distribuiti dai volontari di Marylebone e Hackney, 2 tra i progetti ripartiti a Londra. I numeri sono ancora bassi, iniziamo con qualche centinaio a settimana ma da qualche parte bisogna iniziare”.

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