Fase due in Abruzzo: intrappolati nelle zone di confine. La lettera

Abruzzo. Movimenti nelle zone di confine. In queste ore, che seguono l’avvio della fase due, sono nate alcune questioni relativamente agli spostamenti tra regioni diverse.

 

Ancora vietati, tranne che per ragioni comprovate, ma che in diverse occasioni rappresentano un ostacolo rigido, in termini territoriali, per coloro che hanno parenti, affetti o interessi tra le due sponde del Tronto. Tanto per fare un esempio, peraltro anche evidenziato nei giorni scorsi dal sindaco di Martinsicuro, Massimo Vagnoni. Con le nuove regole legate alla mobilità, da Martinsicuro si può andare fino a Vasto (che dista 150 km), ma non a San Benedetto del Tronto (che è al confine).

Su questo argomento una giovane donna che vive nella zona nord dell’Abruzzo, ha scritto una lettera aperta per far presente la situazione.

 

La lettera

” Ho deciso di contattarvi”, si legge, “dopo aver raccolto varie testimonianze di famiglie-persone che stanno vivendo la mia stessa situazione.

Sono una ragazza di 25 anni e vivo in un paesino situato al confine tra Abruzzo e Marche. Come la maggior parte degli italiani, anche io e la mia famiglia abbiamo passato gli ultimi due mesi a casa e nonostante  alcune giornate no e le eventuali difficoltà che sono derivate dalla  mancanza di aiuti economici da parte dello Stato, siamo riusciti bene o male a trascorrere questi cinquanta giorni di quarantena arrivando a  questo tanto atteso 4 maggio.

Il motivo per la quale ho deciso di contattarvi è relativo alla  disparità di concessioni che, a mio parere, hanno lasciato ai singoli  cittadini. Sono vittima, come molte altre persone, della grande  “trappola del confine”, come è stata descritta da alcuni articoli che ho  trovato sul web. Alcune persone a me care, parte della mia famiglia ed anche il mio compagno, si trovano aldilà del limite territoriale  regionale e non mi sarà dunque data la stessa possibilità che viene data  a chi vive nell’ambito della stessa Regione, di poter far loro visita

solo perché divisi da un assurdo confine istituzionale. Allo stesso  tempo però, se io volessi, potrei macinare km e km e girare in lungo e  in largo l’Abruzzo. Come me ci sono molti altri italiani che stanno  vivendo la stessa situazione e ci sono molte altre coppie-famiglie che  trovandosi in due città lontane o nel mio caso a pochi km non possono avere l’opportunità di incontrarsi dopo mesi e mesi.​

E’ davvero giusto che alcune persone abbiano l’opportunità di  “riabbracciarsi” ed altre no? Non abbiamo anche noi il diritto di  guardare negli occhi le persone che amiamo? Non si tratta di organizzare  feste o andare a spasso per la città senza una meta, si tratta  semplicemente di alleviare le “sofferenze” psicologiche sorte dopo due mesi di totale isolamento.​

Voglio sperare nel buon senso degli italiani, ma se i contagi dovessero  risalire, saremmo noi a rimetterci doppiamente, noi che non abbiamo avuto neanche un’occasione di poter rivedere i nostri affetti”.

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