Fallimento Sogesa, chiesta assoluzione per due consulenti. A luglio udienza per altre 6 imputati

Slitta al 5 luglio la decisione del gup Domenico Canosa sul fallimento Sogesa, la società operativa di Cirsu che si occupava della raccolta dei rifiuti nei comuni soci (quelli di Giulianova, Bellante, Roseto, Morro d’Oro, Notaresco e Mosciano).

 

Oggi, infatti, dopo le richieste di assoluzione per due degli imputati, che hanno scelto il rito abbreviato, e la richiesta di rinvio a giudizio per gli altri 6, con contestuali interventi delle difese, l’udienza è stata rinviata al mese di luglio per le repliche del pm e la decisione del giudice.

 

 

Otto le persone davanti al gup, tutte accusate di bancarotta in relazione al fallimento della società operativa di Cirsu: i tre membri dell’allora cda di Cirsu e Sogesa Angelo Di Matteo, Diego De Carolis ed Andrea Ziruolo, gli ex presidente ed amministratore delegato di Sogesa Gabriele Di Pietro e Giovanni Marchetti e l’allora presidente del cda e amministratore delegato di Deco spa Paolo Tracanna, i due consulenti Mary Pistillo e Lorenzo Giammatei (questi ultimi due hanno scelto il rito abbreviato, nell’ambito del quale il pm ne ha chiesto l’assoluzione “perché il fatto non costituisce reato”).

Sul tavolo la sorte toccata a Sogesa che, nata come società mista pubblico privato, era fallita appena otto mesi dopo essere diventata una società a capitale interamente pubblico in seguito all’acquisto, da parte di Cirsu, delle quote di Aia (società del gruppo Deco). Ed è proprio in seguito alla trasformazione di Sogesa in una società a capitale interamente pubblico che, secondo l’accusa, sarebbe iniziato l’iter che ha portato la società al fallimento.

 

 

Questo perché, secondo la Procura, all’epoca, Sogesa avrebbe vantato nei confronti di Cirsu crediti per oltre tre milioni di euro.

Crediti disconosciuti dal Cirsu, la cui governance a quel punto coincideva perfettamente con quella di Sogesa, che con un accordo transattivo e una consulenza richiesta ad hoc avrebbe occultato, secondo gli inquirenti, i reali importi dovuti a quest’ultima riconoscendole crediti per appena 431mila euro circa.

 

 

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