Da Pineto la richiesta di legge per introdurre il Garante delle vittime per l’Abruzzo

Si è svolto sabato 14 settembre presso il Lido I due fratelli a Pineto il primo incontro finalizzato alla redazione di una proposta di legge regionale tesa all’istituzione della figura del Garante delle Vittime per la Regione Abruzzo.

L’iniziativa è promossa dal coordinamento “Codice rosso” che si occupa di violenza di genere ed anche di omicidi, costituito dalle attiviste Elena Pesce ed Adele Di Rocco, operanti nel territorio regionale. Fanno parte del gruppo di lavoro anche i familiari delle vittime Roberto Spinelli, Cinzia Saccia e Manuela Spinelli, rispettivamente i genitori e la moglie di Manuel Spinelli, ventiduenne vittima di omicidio, Fabiola Bacci, mamma di Jennifer Sterlecchini ventiseienne vittima di femminicidio, Isabella Martello, sorella di Anna Carlini, giovane mamma prima stuprata poi lasciata morire sotto un tunnel della stazione di Pescara, che si sono confrontati e ritrovati con storie diverse ma uniti in un unico dolore. Completano l’elenco Tiziana Di Ruscio e Rita Trinchieri dell’associazione “Il Nastro Rosa” con sede a Pineto, da tempo impegnata nella lotta alla violenza di genere e nel fornire assistenza alle vittime, la psicologa Mizar Specchio dell’associazione Aggeo ed alcuni legali esperti in materia che hanno fornito il loro apporto professionale, venendosi così a creare una sinergia dove l’esperienza di ognuno per le proprie competenze ha fornito possibili soluzioni attraverso proposte concrete ed immediate. Già fissato il prossimo appuntamento per il prosieguo dei lavori.

“Sembra un paradosso ma è l’amara realtà: in Italia esiste la figura del garante dei detenuti e non quello delle vittime o dei loro familiari, esistendo un unico precedente soltanto in Lombardia e noi stiamo lavorando per colmare questa grave lacuna”, spiegano la Pesce e la Di Rocco “e siamo soddisfatti di poter trasformare il dolore di questi genitori, mogli, sorelle e vittime stesse di violenza, in qualcosa che possa aiutare chi come loro nella vita ha avuto la sfortuna di incappare in un carnefice. Vedere persone che soffrono così tanto e che nonostante tutto si prestano ad aiutare gli altri crediamo sia il più grande gesto d’amore possibile verso il familiare che non c’è più. Il nostro coordinamento predilige i fatti alle parole: a noi interessa conoscere il problema, studiarlo e tentare di trovare subito una soluzione ma per fare questo è imprescindibile ascoltare le vittime ed i loro familiari, sempre più spesso inascoltati ed abbandonati a loro stessi, ma soprattutto ci interessa collaborare e camminare insieme a loro. Perché il solo parlare, le passerelle e le panchine rosse servono a ben poco”.

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