Covid19 Abruzzo, anno zero per il turismo: tutti i dubbi degli albergatori

C’è chi pensa, allo stato attuale, di non riaprire i battenti e by-passare una stagione turistica dagli scenari decisamente irreali. Altri, invece, restano in attesa di conoscere le condizioni attorno alle quali organizzarsi e provare in qualche modo a limitare i danni di un percorso, fino ad ora, connotato da tante incertezze e disdette.

 

Ma anche di un mercato limitato e per un arco temporale molto limitato. La stagione balneare 2020 è tutta da scrivere, e al momento la categoria non ha ancora deciso, in maniera unanime, come muoversi. Anche perché allo stato attuale, con le strutture chiuse, si sono registrate disdette, richieste di riavere indietro le caparre e ovviamente nessuna prenotazione. Ma non potrebbe essere altrimenti. Ma su di un punto la visione è comune: ma se qualcuno si contagia in vacanza? Cosa accade? Che responsabilità sarebbero a carico degli operatori? Sembra una provocazione, sia chiaro, ma è uno dei temi attorno ai quali si interroga Giammarco Giovannelli, presidente regionale di Federalberghi.

 

“ Il clima è di generale incertezza al momento”, sottolinea, “ e in attesa di conoscere le disposizioni governative, “ aspettiamo eventi. Certo, che se alcune condizioni non muteranno, è difficile programmare qualsiasi cosa. Da come comportarsi in caso di contagi in vacanza, dalle responsabilità a tutta una serie di accorgimenti da adottare”. Insomma, oltre ai protocolli da adottare, i costi da sostenere e le responsabilità, poi sul piatto resta la questione della tassazione.

 

“ I ricavi sono stati azzerati con la chiusura”, prosegue Giovannelli, “ e c’è il peso delle imposte sulle quali chiediamo ai comuni di soprassedere”. Insomma, tra i vari settori investiti dal Covid19, quello turistico rischia di essere penalizzato in maniera ulteriore. Senza dimenticare i lavoratori stagionali e tutte le attività che vivono attraverso l’indotto.

 

 

 

 

 

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