Colonnella, vertenza ATR. Boccanera: non c’è più tempo. Giovedì nuovo vertice

Colonnella. Tutto tace. Al di là ipotesi o previsioni, a tutt’oggi, i 150 dipendenti dell’ATR di Colonnella, sono ancora a secco. A secco di stipendi arretrati e a secco della cassa integrazione. D’altro canto, ad ora, non sono arrivati bonifici da parte dell’azienda o comunicazioni da parte dell’Inps ai lavoratori e alle parti sociali.

 

Una situazione che si fa sempre più drammatica, ancora senza sbocchi, nonostante l’ultimo vertice in video-conferenza convocato da prefetto, che si è tenuto una settimana fa. “Facciamo presente”, sottolinea Marco Boccanera, segretario interregionale della Fim Cisl, “al mondo intero che questa presa per i fondelli da parte di un “soggetto” che continua a tenere in scacco 150 persone non è più accettabile, come non sono più accettabili le chiacchiere e la poca attenzione che sino ad oggi è stata data ad una situazione sempre più drammatica”. E in vista del nuovo vertice sulle vertenza ATR, in programma giovedì 30 aprile, Boccanera, non va molto per il sottile.

 

“Facciamo presente che se non ci sarà risoluzione”, prosegue, “e se questo signore (riferito alla proprietà dell’azienda di Colonnella, ndr) “non si assumerà le proprie responsabilità sarà veramente il funerale dello “Stato di diritto”. Come categoria abbiamo apprezzato molto il saluto del prefetto Patrizi, che lascia per la meritata pensione, in particolar modo il passaggio sulle battaglie svolte e sul metterci in guardia nella nostra Provincia dall’usura e criminalità di passaggio. Ed è proprio sulle sue “giuste” affermazioni che riteniamo doveroso un intervento radicale affinché queste famiglie vengano messe al riparo da qualsiasi pericolo dove l’illegalità la fa da padrone. Se ne facessero carico anche Regione e Provincia.

 

Imploriamo che sia un incontro definitivo, senza ulteriori date e con “soluzioni” immediate. Facciamo in modo che il 25 aprile non sia passato invano, così come il Primo Maggio qualora il Dott. Di Murro ci venisse a raccontare nuove favole. Non c’è più tempo. Senza soluzione finale non reggeremo più la drammaticità degli innocenti: 5 mesi senza cassa integrazione e senza stipendio. Meglio morire di Covid19, non si può più tergiversare”.

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