Colledara, Mercante: silenzio della Regione sulla vicenda del prosciuttificio

Stagionato da 36 mesi anche il tavolo promesso dal vicepresidente Lolli agli ex dipendenti del Prosciuttificio Gran Sasso D’Italia di Colledara.

 

Un’assenza ingiustificabile per gli ex dipendenti che ancora una volta si rivolgono al M5S per vedere i propri diritti tutelati. “Il presidente Lolli ci ha promesso un tavolo 3 anni fa” ci spiegano “ma da allora è sparito e noi siamo ancora senza lavoro. Ci aveva rassicurato, ma alle parole non sono seguiti i fatti”.

 

Ad accogliere ancora una volta il grido di aiuto dei lavoratori è il consigliere regionale Riccardo Mercante. “Una questione che ha prodotto effetti così negativi nel nostro territorio non può essere liquidata con promesse vuote, abbiamo interrogato la giunta anni fa, ed ora il suo silenzio è diventato assordante”.

 

Diversi sono gli aspetti già evidenziati dal Consigliere, a partire dalle conflittualità sorte tra la Crudi d’Italia, azienda proprietaria dello stabilimento di Colledara, ed i Sindacati nel corso degli incontri istituzionali presso la Provincia di Teramo ed il Ministero dello Sviluppo Economico, a talune contraddizioni emerse durante l’espletamento delle procedure dirette al licenziamento collettivo dei dipendenti del prosciuttificio, all’ingresso di Potenza srl, società costituita pochi giorni prima della istanza di ammissione alla procedura di concordato preventivo avanzata dall’azienda parmense e subentrata nella gestione del prosciuttificio, fino alle modalità di ricerca ed assunzione del personale da parte di quest’ultima.

 

“Nello stabilimento di Colledara – ha spiegato Mercante – sono stati assunti ex dipendenti della Crudi d’Italia con condizioni contrattuali più svantaggiose di quelle precedenti, altri invece sono ancora senza lavoro ed il ricollocamento promesso dalla classe politica dirigente ancora non arriva.

Il tavolo di lavoro scaturisce dalla necessità di fare chiarezza su tante nebulosità di questo “passaggio di gestione”. Suscita, inoltre, perplessità la scelta da parte della Crudi d’Italia di ricorrere allo strumento della CIGS per cessazione attività, prima, ed alla CIGS per concordato preventivo, poi, piuttosto che fare uso della Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria, come normalmente accade in situazioni di crisi temporanea che lascino presupporre la possibilità di una ripresa dell’attività produttiva, laddove si consideri che l’azienda parmense, dopo la richiesta di concordato preventivo avanzata a dicembre 2013, risulta essere tornata in bonis già nel corso del 2014 e che l’attività produttiva, sia pure con il nuovo soggetto subentrante, non sembra mai essere stata, di fatto, interrotta.

 

Sollecito il Presidente Lolli” incalza Mercante “ a dare subito seguito all’istituzione del tavolo di lavoro per fare chiarezza sulla questione e per ricollocare i lavoratori”.

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