Civitella del Tronto, maxi-coltivazione di marijuana: in manette altri due componenti della banda FOTO

Civitella del Tronto. Dietro alla maxi coltivazione di marijuana, in un vecchio capannone a Civitella del Tronto, scoperto lo scorso luglio, operava una vera e propria organizzazione.

 

Seguendo quel filone investigativo, i carabinieri del reparto operativo del comando provinciale di Teramo, sono riusciti a tracciare chi operava di concerto con l’uomo, cinese di 26anni, arrestato la scorsa estate.

Nella giornata di ieri, infatti, i carabinieri del Reparto Operativo di Teramo in collaborazione i colleghi di Offida e Monsano , hanno eseguito una misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di due cittadini cinesi. Una donna  di 58 anni e un uomo di 40, regolari in Italia.

Il provvedimento è stato firmato dal gip del Tribunale di Teramo.

L’ordinanza di custodia cautelare è il frutto delle attività d’indagini, sviluppate dal personale del Nucleo Investigativo e dirette dalla Procura della Repubblica di Teramo, dopo l’arresto di un cittadino cinese (ora 26enne), ritenuto responsabile di coltivazione di marijuana, sorpreso all’interno di un capannone nella campagne di Civitella del Tronto.

A luglio scorso, ad attirare l’attenzione dei carabinieri fu sia l’impianto di condizionamento immotivatamente sempre acceso di quel capannone che, il forte odore tipico della marijuana che si diffondeva nell’aria. Un articolato impianto elettrico alimentava un sistema di areazione, di illuminazione e di irrigazione, agevolando la coltivazione della marijuana nelle 4 stanze in cui, i circa 350 mq del fabbricato, erano stati suddivisi in 4 stanze. Addetto alla vigilanza del sito ed al controllo sul corretto funzionamento degli impianti allestiti, il cittadino cinese arrestato in flagranza, che risultò clandestino sul territorio nazionale e domiciliato proprio all’interno del capannone.

La complessità dell’organizzazione alla base della coltivazione all’interno del capannone, ha da subito lasciato supporre che il cinese arrestato non poteva aver messo in opera quell’attività tutto da solo. Le successive indagini hanno permesso di fare luce su una vera e propria organizzazione, seppur basica, formata da cittadini cinesi che avevano individuato l’area rurale lontano da occhi indiscreti, dove dar vita a serre finalizzate alla coltivazione di piante marijuana. I militari accertavano che ad affittare la struttura era stato il cittadino cinese residente a Monsano in provincia di Ancona, ed a suo nome risultavano intestate le forniture di elettricità e acqua.

 

Mentre la donna di origini cinese, residente ad Offida da molti anni, dall’ottobre del 2017 si era occupata dapprima di reperire il capannone, sottoscrivere il regolare contratto di affitto con un mediatore del luogo, per poi provvedere al pagamento mensile del canone di locazione, attraverso bonifici postali di 800 euro, agli ignari proprietari del capannone in disuso da molti anni, che risiedono in provincia di Cuneo. Inoltre, ad aggravare la posizione dei due arrestati, vi è anche la circostanza che accanto ai contatori di energia elettrica ed acqua, regolarmente intestati ed allacciati, avevano realizzato condutture parallele allacciate in maniera fraudolenta ad altre utenze, poste nei pressi del capannone, così da poter usufruire di maggiori erogazioni truffando le società fornitrici dei servizi, per un danno stimato da ENEL di oltre 15.000 euro. Il GIP, nell’ordinanza applicativa delle misure eseguite, stigmatizza come la realizzazione di questo modello di piantagione, per estensione e contenuti tecnici ha pochi precedenti nella storia giudiziaria del Tribunale di Teramo, con la peculiarità che tutta l’organizzazione della coltivazione è stata ideata ed attuata in tutte le sue fasi da cittadini di origine cinese.

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