Aumento tumori nel teramano, l’Osservatorio chiede chiarezza

L’Osservatorio Indipendente sull’acqua del Gran Sasso chiede chiarezza dopo le notizie di un presunto aumento di tumori nell’area a ridosso dei Laboratori di Fisica Nucleare del Gran Sasso.

“Non è possibile fare affermazioni di un certo tipo e non fornire al contempo prove e documentazione in merito a quanto sostenuto. Trattandosi di questioni che attengono alla vita di centinaia di migliaia di cittadini è importante agire con responsabilità e correttezza scientifica – dicono gli ambientalisti – D’altra parte, poiché certe affermazioni arrivano da un medico e da un consigliere regionale, si deve supporre che si basino su dati certi e riscontri precisi che invitiamo a produrre al più presto così da consentire un vero confronto sul tema con i competenti organi sanitari”.

L’Osservatorio sottolinea che “la questione delle interferenze tra l’acquifero del Gran Sasso e i Laboratori di Fisica Nucleare, ma anche delle gallerie autostradali, è un tema molto importante. Se si ha contezza di un presunto aumento di patologie gravi in una determinata area e se si hanno prove o anche sospetti fondati di un collegamento tra questo presunto aumento e gli esperimenti condotti nei Laboratori si ha l’obbligo di fornire tutte le informazioni sin qui acquisite perché sarebbe necessario prendere immediati provvedimenti. In generale, l’incidenza dell’inquinamento ambientale sulla salute umana è cosa ben nota e acclarata. Molto più difficile è individuare i collegamenti causa-effetto tra fonti effettivamente inquinanti e patologie. Proprio per questo l’Osservatorio e le associazioni che lo compongono hanno chiesto da anni approfondimenti negli studi medici su questa come su varie altre situazioni nella nostra regione (si pensi al caso della discarica di Bussi sul Tirino)”.

“In attesa che vengano forniti i dati a conferma del presunto aumento di tumori nell’area dei Laboratori e che su tali dati si proceda ai necessari approfondimenti, l’Osservatorio ricorda che già oggi vi è però un dato certo: l’acquifero del Gran Sasso d’Italia, che rifornisce circa 700.000 abruzzesi, è potenzialmente a rischio poiché il sistema di captazione delle acque, legato alle opere di drenaggio delle gallerie autostradali e dei Laboratori di Fisica Nucleare, è riconosciuto da tutti come non sicuro”.

 

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