Teramo, l’importanza di donare gli organi: domenica un convegno

Teramo. Migliorare la rete di assistenza ai pazienti sottoposti a dialisi e sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema della donazione degli organi. Sono le priorità sulle quali in Abruzzo l’Aned – Associazione Nazionale Emodializzati Dialisi e Trapianto – punta affinché siano ottimizzate le risorse disponibili e, conseguentemente, elevata sempre di più la qualità delle cure delle persone nefropatiche. L’associazione lancia inoltre un appello alle istituzioni e alla comunità abruzzese affinché cresca il consenso alla donazione di organi, un problema poco conosciuto e spesso sottovalutato. Basti pensare che nel 2014, si sono finora registrate solo 21 donazioni effettive in Abruzzo e Molise. Un dato sul quale pesano anche le opposizioni da parte delle famiglie (ben 18 su 46 potenziali donatori segnalati) mentre i pazienti in lista di attesa presso il Centro trapianti regionale dell’Aquila sono 288 soltanto per il rene. Di questi, 207 risiedono in Abruzzo e Molise.

Di questi ed altri argomenti si parlerà nell’assemblea regionale dell’Aned, in programma domenica prossima, a partire dalle ore 14,30, all’ospedale di Teramo, nell’aula convegni del secondo lotto.  L’assemblea, indetta dal segretario regionale dell’Aned Eleonora Corona (medaglia di bronzo ai campionati mondiali di atletica leggera per trapiantati), servirà per fare il punto sui percorsi assistenziali ai dializzati e ai trapiantati, con particolare riferimento alle risorse che il servizio sanitario assegna per la cura delle patologie renali.

«La malattia renale – ha sottolineato Eleonora Corona, segreteria regionale dell’Aned – è una condizione cronica che richiede grande partecipazione e responsabilità ai malati e ai loro familiari: recarsi in ospedale tre volte la settimana per essere attaccati al rene artificiale per 4-5 ore, osservare diete restrittive ogni giorno, controllare reazioni emotive che accompagnano questa esperienza non è semplice. Per essere in grado di gestire la malattia sono necessari interventi educativi costanti e ripetuti. La mia esperienza mi ha insegnato che si può tornare a vivere grazie alla donazione».

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