Roseto, quale futuro per Villa Clemente? (FOTO)

Viene considerata una ferita aperta, quasi a ridosso del centro cittadino. Villa Clemente a Roseto cade a pezzi.

Completamente abbandonata, lungo la statale Adriatica, questa struttura avrebbe potuto essere trasformata in un luogo di cultura, di studi botanici per la straordinaria varietà della flora presente nei suoi ampi giardini lasciati ormai nella totale incuria. C’era un’idea, quella del recupero dell’immobile, un’icona dello stile Liberty, grazie all’intervento di Invimit, società del Ministero dell’Economia, che mette a disposizione strumenti importanti per il recupero di tutti quegli immobili che hanno un pregio architettonico e storico, di proprietà degli Enti ma che sono in uno stato di abbandono.

Argomento affrontato quasi un anno fa nel corso di un convegno a Roseto ma che ad oggi non ha sviluppato ancora nulla. Il progetto tuttora in piedi è quello di trasformare Villa Clemente in uno spazio polifunzionale per la cultura, il tempo libero e il turismo, creando anche un laboratorio per lo studio della botanica locale.

L’idea era quella di iniziare a lavorare sul recupero dell’antico immobile subito dopo l’estate del 2017. Ma dal Ministero dell’Economia la società Invimit non ha ancora comunicato le ipotesi di intervento. Villa Clemente quindi continua a cadere a pezzi. I giardini sono del tutto abbandonati, gli infissi sono stati divelti dal tempo e dai vandali. L’edificio peraltro è anche pericoloso perché il rischio di possibili crolli è concreto. Una decina di anni fa la Regione aveva messo a disposizione del Comune di Roseto un finanziamento di 300mila euro per un piano di recupero. Somma che fu considerata non sufficiente per portare avanti un progetto di spessore.

Quel finanziamento non venne mai utilizzato e così la Regione stessa lo revocò destinandolo ad altri Comuni. E non va dimenticato neppure il progetto degli architetti Vincenzo Letta e Giovanni Andrea Candeloro. Nel 1996 parteciparono, vincendo, all’edizione del premio Tercas di Architettura. Sulla carta, un recupero da stropicciarsi gli occhi.

Un giardino pensile, una sala da seicento posti, uno schermo digitale sul quale proiettare informazioni turistiche e favole per i bambini che avrebbero dovuto divertirsi nel parco giochi. Questo ed altro ancora, come un’insonorizzazione all’avanguardia per quello che sarebbe stato il nuovo teatro di Roseto. Era prevista anche la creazione di un vero e proprio microclima all’interno del futuro parco. Un progetto audace, dai costi commisurati. Quattro miliardi delle vecchie lire.

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