Teramo Lavoro, dipendenti a casa: disagi nei centri per l’impiego

eva_guardianiTeramo. L’impatto più evidente è sui Centri per l’Impiego: a Teramo, in particolare, da questa mattina c’è la fila davanti agli sportelli. Ma, naturalmente, si rilevano disagi e difficoltà in numerosi settori dell’ente dove da oggi non ci si può più avvalere dei dipendenti della Teramo Lavoro: 110 persone alle quali la società in house non ha potuto rinnovare i contratti in scadenza perché la Provincia di Teramo, a causa dei tagli confermati con la Legge di stabilità, è stata costretta a non reiterare le convenzioni. In questo momento, infatti, non ci sono né le risorse del Fondo sociale europeo (situazione comune anche ad altre Province) utilizzate dal settore Lavoro né quelle di bilancio che servono agli altri settori.

Il presidente Valter Catarra insieme all’assessore al Lavoro, Eva Guardiani, sta valutando un’ipotesi di riorganizzazione riguardante tutti e cinque i Centri: dalla sospensione dei servizi specialistici assicurati da figure professionali fornite dalla Teramo Lavoro, alla riduzione degli orari di sportello fino all’accorpamento di alcuni di essi.

A Teramo, però, circostanze e condizioni sono peculiari ed è per questo che l’assessore Eva Guardiani, nella conferenza dei dirigenti della settimana scorsa, ha già formulato la sua proposta: chiudere il Centro di via Campana e trasferire i servizi in via Taraschi.

“Nella sede dell’assessorato, in via Taraschi, soprattutto con la scadenza dei contratti della Teramo Lavoro, possiamo recuperare ad uso utile molte stanze – dichiara la Guardiani –. Inoltre vi sono dipendenti del settore che possono coadiuvare i loro colleghi del Centro per l’Impiego  si tratta di mettere a punto questioni pratiche e logistiche che devono essere affrontate dai dirigenti ma è una soluzione altamente percorribile. Risparmiamo gli oltre quattromila euro di affitto al mese, utilizziamo locali vuoti, razionalizziamo l’organizzazione del personale a tempo indeterminato e, soprattutto, garantiamo i servizi essenziali con il minor disagio possibile agli utenti”.

A fianco dei servizi specialistici, oggi sospesi, i Centri devono garantire servizi pubblici essenziali come le procedure per la mobilità e la disoccupazione di utenti che, evidentemente, vivono già una personale condizione di difficoltà avendo perso il lavoro. Poi ci sono, solo per citare le più frequenti, quelle relative alle comunicazioni obbligatorie fra datore di lavoro e dipendenti e le attivazione di tirocini.

“In questa assurda guerra alle Province il Governo non ha calcolato gli enormi costi sociali delle sue azioni – afferma Valter Catarra –: da oggi in molte Province italiane è il caos e non solo per i Centri per l’Impiego. Le decisioni che abbiamo dovuto assumere negli ultimi giorni non hanno precedenza nella storia dell’ente e le conseguenze e gli effetti negativi si cominceranno a misurare in tutta la loro drammaticità nei giorni a venire”.

Il riferimento è anche alle decisioni assunte a maggioranza nel Consiglio dell’ultimo dell’anno.

E’ stato deliberato di avviare immediatamente le procedure di dismissioni per le seguenti società:  Borghi scarl; il Centro Ceramico Castellano; la Socart società consortile artigiani; il Consorzio Alfa; la Banca Etica. Deliberata anche la revoca delle partecipazioni in altri organismi: Museo dello Splendore di Giulianova; Area Marina Torre del cerrano; Associazione Culto e Cultura; Teatro stabile abruzzese; Società dei Concerti “Riccitelli”; Coordinamento Agenda 21; Associazione delle Città Strategiche; Unione province d’Abruzzo; Lega delle Autonomie. Per alcune di queste iniziano le procedure di revoca ma, come specificato in Consiglio dallo stesso Presidente: “In considerazione dell’alta funzione culturale che alcune associazioni svolgono, la Provincia si riserva di ripristinare un contributo non appena e se si verificheranno dei mutamenti nello scenario finanziario”.

Un pacchetto che pesa, economicamente, circa 400 mila euro. Discorso a parte per l’Istituto superiore musicale Braga e per l’Ente Porto di Giulianova. Quello al Braga, infatti, circa 500 mila euro l’anno è un contributo ordinario e, quindi, il Consiglio non doveva decidere la “dismissione”.

“L’entità del taglio, che comunque dovrà esserci, sarà deciso in seguito – spiega Catarra – abbiamo convocato una riunione con la Regione, il Comune di Teramo e lo stesso Braga per il prossimo 4 gennaio. Una cosa è certa perché la diciamo da tempo: la Provincia non può continuare, soprattutto ora, ad essere il principale ente finanziatore”.

Si è deciso invece di non uscire dall’Ente Porto perché la Provincia è tornata a chiedere la trasformazione da Ufficio circondariale a Capitaneria: una richiesta che l’ente ritiene fortemente motivata e strategica per lo sviluppo della marineria provinciale e che non avrebbe alcuna chance senza la partecipazione della stessa Provincia.

 

IL COMMENTO DEL CONSIGLIERE REGIONALE DEL PD, CLAUDIO RUFFINI.

“Ho parlato con il Presidente Catarra a cui ho offerto la mia piena disponibilità a trovare una soluzione. Vanno salvaguardati i livelli occupazionali del personale addetto a questo settore. Parliamo di persone che svolgono da oltre 10 anni questi servizi e che si sono altamente professionalizzate. In molti casi sono figure insostituibili con personale interno della Provincia. Per questo ritengo che non si debba buttare a mare un patrimonio umano così rilevante, specialmente in un momento come questo che spinge molte persone a rivolgersi ai centri per l’impiego. I soldi ci sono e arriveranno dai fondi regionali, pari a 3 milioni di euro, che l’assessore regionale Gatti ha stanziato in favore delle province che gestiscono i centri per l’impiego. Nella delibera è previsto anche un acconto subito pari al 50 per cento del totale. Queste somme sono una prima risposta, adesso bisogna ragionare a lungo termine e trovare una soluzione per prorogare i contratti dei dipendenti,evitare la paralisi totale dei centri per l’impiego che con la crisi economica assolvono una funzione importante. La Provincia è certamente in difficoltà economiche e nessuno può fare miracoli, ma è compito della politica ricercare sempre delle soluzioni. Dobbiamo scongiurare il blocco dei servizi e la conseguente dispersione del patrimonio umano che li ha gestiti. Se non facciamo qualcosa la nostra Provincia potrebbe restare senza i centri per l’impiego, così come tra l’altro prevede la Spending Review che vuole assegnare queste funzioni ai Comuni. Personalmente ritengo che il futuro ed il rilancio della nostra provincia debba passare anche attraverso la programmazione e l’efficienza di questi servizi ai cittadini. La soluzione che il Presidente Catarra riterrà di trovare rappresenta una prima risposta ai lavoratori della Teramo Lavoro senza dimenticare gli altri lavoratori precari che comunque svolgono delle funzioni importanti per l’amministrazione provinciale”.

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