Esperimento nei Laboratori del Gran Sasso: la sorgente radioattiva era stata già acquistata. Fioccano le polemiche

Gli attivisti dei Movimenti per l’Acqua tornano sull’argomento, criticando le dichiarazioni del direttore dei Laboratori e chiamando in causa la Regione, silente in questi giorni.

 

“La sorgente radioattiva russa per il Gran Sasso”, si legge in una nota, “ è stata già acquistata e la prova di questi giorni fa parte dell’iter già pianificato da tempo per arrivare a far partire il progetto.

 

Basta consultare le slide dei ricercatori che presentano il progetto SOX ai loro colleghi per verificare che la sonda è in produzione perché ordinata definitivamente a dicembre 2016, prima della “prova” di trasporto. In una vi è anche l’indicazione sulla prova di trasporto da svolgere, per poi finire con l’annuncio dell’avvio dell’esperimento nei primi mesi del 2018.

 

I Laboratori del Gran Sasso evitino, quindi, di continuare con le pantomime che magari possono trarre in inganno qualche sprovveduto o chi non legge le carte.

 

 

È già sufficientemente incredibile che come al solito siano stati giornalisti e gli attivisti della Mobilitazione per l’Acqua del Gran Sasso a divulgare le informazioni ai cittadini su questo esperimento.

 

Rimaniamo quindi allibiti quando leggiamo le dichiarazioni del Direttore dei laboratori Ragazzi (“è soltanto la primissima di una serie di verifiche, procedure, autorizzazioni, per cui se esistono condizioni di sicurezza adeguate, si fa, altrimenti no.”) che cercano in qualche modo di sostenere che è qualcosa di futuribile.

 

Anche il cilindro di tungsteno è stato già prodotto nel 2015.

 

Insomma, è tutto pianificato per trasformare l’Abruzzo e il cuore del Gran Sasso in un set del film con il Dottor Stranamore. Peccato però che qui non siamo di fronte ad una finzione e l’enorme potenziale radioattivo della sorgente è vero.

 

Riteniamo questo esperimento del tutto inaccettabile, altro che prove da condurre.

 

Che cosa vi è da verificare? Che il Gran Sasso è sismico lo sappiamo. Che un forte terremoto crea addirittura dislocazioni di metri come abbiamo visto sul Vettore che nessun ingegnere può gestire, pure. Che il Gran Sasso sia la riserva dell’acqua degli abruzzesi, idem.

Tutto ciò è incompatibile con un esperimento di tali proporzioni!

Sconvolgente è il silenzio della Regione Abruzzo. Sapeva dell’esperimento? Per questo non voleva mettere in discussione le sostanze presenti nei Laboratori? Per questo non ha voluto nessun rappresentante di associazioni e cittadini nel gruppo di lavoro per il protocollo sull’acqua, magari per evitare domande scomode, alla faccia della Convenzione di Aarhus?

Ovviamente ora ci aspettiamo che la Regione operi a tutti i livelli per contrastare lo svolgimento di questo esperimento”.

 

Domani, giovedì 12 ottobre, sulla questione è stata indetta a Pescara una conferenza stampa.

 

La federazione regionale e quella teramana di Sinistra Italiana condividono le preoccupazioni emerse in questi giorni in vista dell’esperimento Sox nei laboratori di fisica nucleare del Gran Sasso, un esperimento che utilizzerà una potente sorgente radioattiva di cerio 144 proveniente da combustibile radioattivo di un reattore nucleare russo.

 

 

“Mentre si dovrebbe scegliere di togliere i materiali potenzialmente pericolosi per l’acquifero già presenti dentro i laboratori – è un passo di una nota – si effettuano test e simulazioni per lavorare nel senso esattamente opposto destando forte disagio e paura per la cittadinanza che non dimentica le diverse emergenze sulla potabilità dell’acqua, l’ultima a maggio di quest’anno. Stupisce inoltre l’assoluto silenzio della Regione (e del Partito democratico, azionista principale della maggioranza di governo) che dinanzi ad un caso preoccupante di questa portata sconfessa lo stesso protocollo firmato a metà settembre da ben 15 enti (tra cui il Parco Nazionale Gran Sasso Monti della Laga, silente al pari della Regione) per garantire maggiore informazione, coordinamento e controllo tra le diverse realtà coinvolte”.

 

 

“Ancora una volta si conferma il fatto che si possono realizzare le normative migliori del mondo ma se non c’è la volontà politica ed operativa di garantire la trasparenza queste hanno una valenza limitata e nel caso specifico l’errore è stato fatto a monte scegliendo di non coinvolgere rappresentanti delle associazioni e della cittadinanza attiva nell’apposito gruppo di lavoro. Come partito abbiamo prontamente informato l’on. Serena Pellegrino deputata di Sinistra Italiana e vice-presidente della commissione ambiente che già si era occupata dell’acqua del Gran Sasso con un’interpellanza a maggio e che sta valutando lo strumento migliore per chiedere chiarezza ed esercitare una vera funzione di controllo” conclude Sinistra Italiana.

 

 

 

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