Atri, ampliamento discarica Santa Lucia: Wwf e Italia nostra dicono no

Un giudizio estremamente negativo. Le associazioni Italia Nostra e Wwf di Atri hanno espresso una netta contrarietà alla richiesta avanzata dal commissario del Consorzio Piomba-Fino di avvio della procedura per l’autorizzazione dell’ampliamento della discarica di Contrada Santa Lucia e chiedono l’avvio di un confronto sulla gestione delle discariche esistenti in modo da non penalizzare il territorio.

Dopo il no incassato anche dal sindaco della cittadina ducale, Gabriele Astolfi, e dal comitato “Atri non si tocca”, dunque, anche una parte del mondo associazionistico non approva l’ipotesi di una terza discarica alle porte dell’Oasi dei Calanchi.

“È inaccettabile”, scrivono le due associazioni in una nota, “far crescere a dismisura una discarica che si trova a poche centinaia di metri da un sito di interesse comunitario, istituito dall’Unione Europea su richiesta della Regione Abruzzo per le straordinarie valenze naturalistiche e paesaggistiche, al cui interno è ricompresa una riserva naturale regionale. Ed è ancora più inaccettabile se si considera che i precedenti moduli della discarica ancora oggi, a distanza di anni dalla loro chiusura, presentano numerosi problemi ambientali e sanitari che sono stati evidenziati dalla stessa Regione Abruzzo”.

Una gravità, per le due associazioni, che diventa ancora più grave visto che per giustificare il precedente ampliamento della discarica, fu affermato dai proponenti che le ulteriori entrate derivanti dal conferimento dei rifiuti nel secondo modulo sarebbero state utilizzate a mettere in totale sicurezza il vecchio sito.

Senza dimenticare che il raggiungimento dei limiti di conferimento sarebbe la conseguenza dell’utilizzo della discarica non solo da parte dai comuni consorziati, ma anche per rifiuti provenienti da fuori regione.

“Da ultimo”, prosegue la nota, “non si può fare a meno di notare che un Consorzio commissariato, che si sarebbe dovuto sciogliere da anni per confluire in un ente di gestione unico regionale o al più in uno provinciale, non si sta attenendo alla sola ordinaria amministrazione, ma continua a ingessare il territorio con scelte che avranno conseguenze per molti anni a venire”.

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