Teramo, la Questura chiude due bar e in rete scoppia la polemica

teramo_corsoTeramo. “Dal momento che il Questore di Teramo, Amalia Di Ruocco, ha ritenuto opportuno chiudere per 15 giorni due bar cittadini, Il Baratto e il Bar Clarizia, per la tutela della cittadinanza in quanto ritrovo di pregiudicati, provvedimento che da liberi e incensurati cittadini non accettiamo ma non vogliamo neanche giudicare, chiediamo però che lo stesso provvedimento sia applicato anche ai bar di Montecitorio e di Palazzo Madama, ai sensi della stessa legge applicata nei confronti dei due bar teramani, vista l’assidua frequentazione da parte di pregiudicati per reati gravissimi quali mafia, induzione alla prostituzione minorile, concussione, uso improprio dei fondi destinati ai Partiti, solo per citarne alcuni”.

È il testo della petizione che sta facendo il giro della rete dopo il provvedimento della Questura di Teramo, che nei giorni scorsi ha stabilito la chiusura di due bar nel quartiere Gammarana . Il popolo del web si è letteralmente rivoltato e finora sono circa 300 le firme raccolte. Non solo. Sul social network Facebook è stato creato un gruppo, “Riapriteci i bar”, che conta al momento più di 1600 membri, tutti convinti che la decisione della Questura sia semplicemente ingiusta. “Allora dovrebbero chiudere anche i supermercati in cui queste persone vanno a fare spesa” contesta uno di loro. E sale la protesta anche tra i ragazzi del movimento Antifascista: “Ora la Questura se la prende con i bar, colpevoli di far da ritrovo alle persone che non piacciono alla polizia”.

Il provvedimento, ricordano nella nota, si rifà a un Decreto fascista del 1931 (Regio Decreto 18 giugno 1931, n. 773 (Pubblicato sulla G.U. del 26 giugno 1931, n. 146) (art. 98 T.U. 1926). “Oltre i

casi indicati dalla legge” aggiungono “il Questore può sospendere la licenza di un esercizio nel quale siano avvenuti tumulti o gravi disordini, o che sia abituale ritrovo di persone pregiudicate o pericolose o che, comunque, costituisca un pericolo per l’ordine pubblico, per la moralità pubblica e il buon costume o per la sicurezza dei cittadini. Qualora si ripetano i fatti che hanno determinata la

sospensione, la licenza può essere revocata”.

“Non è compito nostro far capire alle persone come questo provvedimento sia iniquo e arbitrario” commenta ancora il movimento Antifascista “basta avere un’intelligenza curiosa che porti a informarsi e a parlare con le persone direttamente interessate. Quello che ci riguarda è far capire ai teramani come reprimere e abusare dei propri poteri sia ormai la regola per il palazzo di viale Bovio. Teramo vive uno stato di Polizia. Polizia pronta a scagliarsi con veemenza contro chi non le piace, ma disinteressata ai furti compiuti da padroni e

‘amministratori’ ai danni dei cittadini. Come sempre, forti con i deboli e deboli con i forti”.

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