Aci Teramo, Carmine Cellinese lancia la sfida al presidente Di Gialluca

Atri. ‘L’obiettivo sarà risvegliare nel territorio l’interesse e l’attaccamento nei confronti di un’istituzione trascurata dagli utenti, o peggio riconosciuta nella mera funzione di esattoria del bollo auto’.

E’ con questo convincimento che Carmine Cellinese, medico di base di Atri, nonché presidente del Cast di Teramo, ha deciso di sfidare Vincenzo Di Gialluca per la presidenza dell’Aci di Teramo.

Venerdì 28 aprile nelle due sedi di Teramo (corso Cerulli) e Giulianova (via Galilei) circa 9000 soci saranno infatti chiamati a rinnovare le cariche, con lo sfidante che vuole scalzare dal suo ‘trono’ il presidente ormai in carica da 8 anni.

Carmine Cellinese insieme al gruppo presente nella Lista N.2 in opposizione all’attuale governance, ha come priorità quella di valorizzare la storia dell’Aci Teramo, promuovendo iniziative legate allo sport dell’intera provincia, garantendo offerte formative in materia di sicurezza stradale attraverso l’istituzione di tre commissioni di lavoro presenti nel programma: una storica culturale, una sportiva e un’altra dedicata ai rapporti commerciali.

Cellinese infatti accusa il presidente uscente di non avere voluto, o di non avere saputo, conservare gelosamente la memoria storica dell’Aci di Teramo, che ha un passato blasonato a livello nazionale, ma che non è adeguatamente conosciuto e valorizzato.

Sono veramente in pochi, ad esempio, ad essere a conoscenza che è stato il terzo Automobile Club d’Italia, dopo Roma e Milano e che nacque come Automobile Club Abruzzo per dare vita alla prima Coppa Acerbo, celebre gara del passato valevole come prova del Campionato mondiale di Formula 1 fino al 1961.

Il candidato presidente inoltre sottolinea come vi siano tuttora diversi piloti teramani che vincono campionati nazionali ed europei ma che non godono della giusta considerazione da parte del territorio provinciale.

Infine Cellinese è intenzionato a rilanciare l’Aci dal punto di vista commerciale, dato che a suo giudizio in questi anni Di Gialluca e i suoi sono rimasti a guardare, abbandonando le 36 aziende che gravitano nel circuito Aci.

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