Teramo, Enpa all’opera per la salvaguardia degli animali

Non c’è pace per il Teramano. Il territorio, già devastato dal sisma prima e dal gelo poi, deve ora fare i conti con le frane che stanno mettendo a dura prove la capacità di reazione di una provincia in ginocchio. Nella sola provincia di Teramo, i volontari dell’Enpa, attivi anche in queste ore per una costante attività di monitoraggio, hanno perlustrato i comuni di Civitella del Tronto, Castelnuovo di Campli, Crognaleto, Castiglione Ripe di Civitella, le quattro città più colpite dai fronti franosi.

Al momento, a parte alcune galline che rischiavano di essere coinvolte nel crollo di una casa e che sono state messe in sicurezza dall’Enpa di Teramo, non si registrano situazioni di particolare allarme per gli animali.

La situazione, tuttavia, è in continuo divenire e potrebbe peggiorare da un momento all’altro, anche perché le frane si stanno verificando in una zona già pesantemente colpita e che sta ancora facendo i conti con le conseguenze degli ultimi eventi calamitosi. “Purtroppo – spiega Andrea Marcelli, volontario dell’Enpa di Teramo e della Protezione Civile – non abbiamo più una quotidianità: tutto, anche lo spostamento più banale, di poche centinaia di metri da un quartiere all’altro, può, tra strade interrotte, terreni devastati e case crollate, diventare un problema. Così come rappresenta spesso un problema anche l’approvvigionamento di generi di prima necessità. E, in particolare, di cibo per animali, non solo d’affezione. Naturalmente continuiamo ad essere presenti e ad aiutare come possiamo le famiglie, numerose, che hanno perso tutto e i loro animali. La nostra, tuttavia è un’impresa disperata perché il più delle volte ci troviamo a gestire da soli questa emergenza. In tutta l’area del cratere sismico, da gennaio ad oggi l’Enpa ha distribuito per gli animali, più di 40 tonnellate di cibo oltre a materiale di vario genere tra cucce, trasportini, coperte, ma c’è ancora bisogno di aiuto. Per questo, l’associazione rinnova l’appello affinché autorità e istituzioni non si dimentichino del Centro Italia e, soprattutto, del teramano, nuovo fronte caldo dell’emergenza calamità”.

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