Terre del Cerrano, al palo la candidatura a sito Unesco

cerrano_velaPineto. Sulla candidatura delle Terre del Cerrano a sito di interesse Unesco “la luce dei riflettori si è spenta”. A dirlo è Ernesto Iezzi, presidente del consiglio di Pineto e tra i principali promotori dell’iniziativa che nelle intenzioni avrebbe dovuto portare Atri, Silvi e per l’appunto Pineto sul palcoscenico dei luoghi tutelati dall’agenzia delle Nazioni Unite. Ma oggi, purtroppo, “le contrapposizioni tra le municipalità hanno preso il sopravvento”, prosegue Iezzi.

Esattamente un anno fa, il 12 ottobre del 2010, i vertici delle tre cittadine presentavano l’iniziativa nel corso di una conferenza stampa nella Villa Filiani di Pineto. Il documento di intesa con il quale veniva dato il via libera ufficiale all’iniziativa era stato firmato pochi giorni prima, il 24 settembre, dai tre comuni del comprensorio del Cerrano, insieme a Regione, Provincia, Università di Teramo, Sovrintendenza dei Beni Culturali, Sovrintendenza Archeologica dell’Abruzzo, Legambiente, Wwf, Italia Nostra e Consorzio di Gestione del Parco marino del Cerrano. Di più non si poteva chiedere, per un progetto ambizioso che avrebbe dovuto portare Pineto, Atri e Silvi alla ribalta mondiale, con i loro borghi antichi e i loro parchi naturali.

In Italia sono 47 i siti tutelati dall’Unesco, l’agenzia dell’Onu che ha il compito di salvaguardare i luoghi considerati patrimonio dell’umanità. Oltre ai grandi centri storici del Belpaese (Roma, Napoli, Venezia, Firenze), tra i siti italiani ci sono anche borghi antichi come quello di San Gimignano o i Sassi di Matera e zone come la Val d’Orcia e il delta del Po.

Una candidatura, quella del Cerrano, forse un po’ coraggiosa, sicuramente impegnativa. Fatto sta che “nessuno appare più interessato ad un così nobile progetto”, afferma Iezzi, che tra i primi si spese per la questione. Tu chiamali, se vuoi, campanilismi, o forse progetti di una tale durata da non potersi spendere con semplicità nelle elezioni locali. Alla fine della giostra, comunque, “il ritardo è evidente”. All’interno della candidatura, continua Iezzi, “sgomitano Atri città d’arte arroccata nella sua aureola storica, convinta di poter essere autosufficiente, Silvi, sempre più attratta dall’area metropolitana di Pescara-Montesilvano, e Pineto, che rincorre l’evoluzione di una matrice ambientalista”.

Poi, più prosaicamente e al di là della questione Unesco, il Cerrano potrebbe anche diventare un marchio, come ormai lo sono il Salento o il Conero, con tutti gli annessi e connessi turistici del caso, vale a dire “con un ritorno di immagine e flussi di presenze che gioverebbe alle tre realtà comunali, ognuna con il suo contributo e le sue peculiarità”, conclude Iezzi.

Senza scomodare i confronti di Alcide De Gasperi tra politici e statisti, le economie turistiche un po’  sfiancate delle tre cittadine rimangono in attesa.

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