Teramo, di chi è l’Area dell’ex Villeroy?

lottozero_villeroyTeramo. Una storia che arriva da lontano, ma che si catapulta vertiginosamente su un argomento assai attuale. Al centro di tutto c’è l’Area della ex Villeroy, o meglio il sito della ex Spica, oggetto di vendita da parte della Sezione Fallimentare del Tribunale di Teramo. I fatti risalgono al 1954 e a raccontarli è Alfonso Marcozzi, presidente dell’Associazione culturale Quartiere Gammarana.

“Leggendo la perizia del tribunale” racconta “ci siamo resi conto che vi sono delle anomalie nell’atto di vendita dell’area. Tra le carte, infatti, sono spuntati due atti di donazione firmati dall’allora sindaco Gaetano Biocca. Il primo risale al 1954, quando il Comune di Teramo donò tre ettari e mezzo dell’Area all’imprenditore Potito Randi (valore commerciale di 31 milioni e mezzo di lire), con destinazione ad uso industriale. Fin qui, niente di strano. Il deliberato del consiglio riporta testualmente che “ l’atto di donazione viene effettuato alla essenziale condizione che su detta area abbia a sorgere uno stabilimento industriale da costruirsi dalla Società Prodotti Industrie Ceramiche e Affini S.P.I.C.A”.

L’anno successivo, 1955, lo stesso Randi chiese in concessione ulteriori 2500 metri quadri di terreno per ampliare l’attività. Altra donazione, sempre ad uso industriale, ma questa volta con l’aggiunta della dicitura ad uso perpetuo”. In questo caso, il deliberato del consiglio riporta testualmente: “donare alla Società Prodotti Industriali Ceramiche e Affini S.P.I.C.A. anche i due appezzamenti di terreno a condizione che su detti appezzamenti abbiano a sorgere costruzioni connesse all’attività dello stabilimento e destinate in perpetuo a tale uso”.

alfonso_marcozzi_villeroyCosa significa questo? “Una volta decadute queste condizioni” spiega Marcozzi “sorge il dubbio che le aree debbano tornare tra le disponibilità della Pubblica Amministrazione”.

Non è tutto. “Dalla verifica del frazionamento” aggiunge il presidente dell’associazione “alcune aree risultano accatastate come relitto stradale, cioè aree classificate tali, ma di proprietà del Comune, quindi pubbliche. Fin qui nulla di strano, poiché un’Amministrazione Pubblica può far accatastare le proprie aree di proprietà come relitto stradale. Il passaggio del frazionamento, comunque merita un’analisi approfondita visto che le aree accatastate come relitto stradale vengono alienate dal Tribunale e non si evince nessuna volontà di alienazione da parte del Consiglio Comunale sancita da un suo deliberato. Ma ci sono anche altri elementi poco chiari nella perizia quale,ad esempio, quello di non annettere alla vendita un lotto di terreno donato con il secondo atto”.

Dove porta tutto questo? La strada oggetto di discussione arriva direttamente alla rotonda dello svincolo della Gammarana del Lotto Zero. “Si aprono, dunque, nuovi scenari” commenta Marco Di Donato, presidente del Comitato Stazione Sud “considerato che questa potrebbe essere la giusta alternativa allo svincolo finora previsto nei progetti del Comune. E sarebbe assolutamente a costo zero, oltre ad eliminare il problema degli espropri”.

I due Comitati, dunque, chiedono al sindaco Maurizio Brucchi di verificare la correttezza degli atti, tutti documentati, e di riflettere sulla proposta alternativa che, “oltre a valorizzare l’area di vendita, potrebbe portare notevoli benefici all’intero quartiere”.

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