Tortoreto, giallo-Di Silvestre: l’artigiano attirato in una trappola

Si concentrano anche in Abruzzo le indagini per l’omicidio di Demetrio Di Silvestre, il piastrellista di 56 anni di Tortoreto, i cui resti sono stati trovati carbonizzati lo scorso 16 novembre alle pendici del monte dell’Ascensione ad Ascoli Piceno.

 

L’artigiano aveva fatto perdere le sue tracce martedì dopo essere uscito di casa per andare ad un appuntamento di lavoro, a San Benedetto aveva detto. A quell’incontro, si apprende da fonti giudiziarie, avrebbe dovuto accompagnarlo un amico, che poi per degli impegni aveva dovuto rinunciare.

 

E’ atteso per domani, martedì, l’esito ufficiale dell’esame del Dna sui resti trovati nei pressi della frazione di Morignano, confrontati con un tampone prelevato al figlio della vittima. L’esame è stato affidato al professor Adriano Tagliabracci. In mano alla Procura e ai carabinieri di Ascoli ci sono comunque già molti elementi che portano all’identificazione della vittima in Di Silvestre.

 

Nel frattempo l’indagine, nel massimo riserbo, prosegue. Uno degli elementi attorno al quale lavorano gli inquirenti, verte sulla ricostruzione degli spostamenti dell’auto dell’artigiano tortoretano, dotata di antifurto satellitare.

 

I carabinieri stanno cercando immagini registrate dalle telecamere di sicurezza dislocate lungo tutto il percorso

che ha portato l’auto di Di Silvestre anche sul luogo dove sono stati trovati i resti bruciati.

 

Le indicazioni acquisite dagli inquirenti parlano di alcune soste durante il percorso, nel Piceno e poi sull’Ascensione e infine a Porto Sant’Elpidio, dove l’auto è stata lasciata nel parcheggio di un centro commerciale. Le telecamere hanno immortalato una persona uscire dall’auto con caratteristiche fisiche rispetto a Di Silvestre.

 

Resta da vedere se l’uomo sia stato ucciso sull’Ascensione, oppure se il corpo sia stato portato in quel posto, in prossimità di un casolare disabitato, per essere fatto a pezzi e bruciato.

 

Gli inquirenti stanno sentendo persone che nel recente passato hanno avuto a che fare con Di Silvestre, per questioni di lavoro e non. Il sospetto è che sia stato attirato nel Piceno in una trappola.

 

Nelle ultime ore è avanzata l’ipotesi che l’imprenditore possa essersi fatto dei nemici nel tentativo di aiutare una

persona in difficoltà, in un ambito che non avrebbe comunque nulla a che vedere con la sua attività lavorativa. Considerate le modalità dell’omicidio è molto probabile che ad agire, almeno nella fase di distruzione del cadavere, possano essere state almeno due persone.

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