In 3mila in piazza a Teramo per lo sciopero della Cgil

cgil_primaTeramo. In 3 mila, forse più, in piazza per lanciare un grido d’allarme: l’Abruzzo sta morendo, le aziende chiudono, la disoccupazione cresce, il numero delle famiglie sulla soglia della povertà è in aumento, i pensionati vivono con meno di 700 euro al mese. Teramo ha risposto “presente” allo sciopero di 8 ore proclamato dalla Cgil.

Il lungo serpentone si è mosso dal piazzale di Madonna delle Grazie sino a raggiungere piazza Martiri dove il segretario provinciale Giampaolo Di Odoardo, quello regionale Gianni Di Cesare e la responsabile dell’Udu, l’Unione degli Universitari, Monia Flammini hanno parlato alla platea, attenta e rumorosa. L’Abruzzo conta 50mila disoccupati, mentre i posti di lavoro persi nell’ultimo periodo sono migliaia, più di 15mila. Secondo il Governo Chiodi la disoccupazione nella nostra Regione è intorno all’8,9 per cento. Per Gianni Di Cesare il dato è tutt’altro. “La disoccupazione in Abruzzo”, ha sottolineato il segretario regionale, “è superiore al 15 per cento. La situazione è assolutamente preoccupante, perché siamo all’ultimo posto nella graduatoria. Ma il presidente Gianni Chiodi ignora tutto questo. Ci dicono che ci sia una timida ripresa. Non è affatto vero, questa ripresa non la notiamo”.

cgil_secondaTeramo è la provincia che più delle altre ha risentito della crisi economica. Nel settore tessile la forza lavoro è letteralmente dimezzata. Si è passati da 15mila addetti a poco più di 7mila. Ad essere penalizzate soprattutto le donne. Ma le accuse dell’organizzazione sindacale hanno interessato anche tutte quelle leggi che ruotano attorno al mondo del lavoro. Una in modo particolare, la famosa “Legge Biagi” che ha contribuito solo ed esclusivamente a sfornare precari, costretti peraltro a rimettersi in discussione alla scadenza di ogni contratto a termine. Lo sciopero odierno, come ha sottolineato Di Odoardo, non deve essere interpretato solo come una forma di protesta nei confronti del Governo. Ma va inteso in un’ottica propositiva. Dal palco Di Cesare ha urlato chiedendo la riduzione dell’aliquota Irpef minima dal 23 al 20 per cento. E’ stata chiesta la tassazione delle rendite finanziarie e non del reddito che è la principale fonte di sostentamento delle famiglie. Dito puntato anche contro chi non procede nella ridistribuzione equa della ricchezza. Secondo un dato statistico recente, il 10 per cento delle famiglie detiene il 50 per cento della ricchezza del Paese.

cgil_terza“Bisogna capire perché accade questo”, ha puntualizzato Di Cesare, “la Cgil ha avanzato delle proposte per risolvere la questione, per aiutare le famiglie, per dare una nuova spinta all’economia del Paese. Ma è rimasta inascoltata. Noi oggi vogliamo far sentire la voce della gente, dei pensionati, dei giovani che non hanno futuro, delle famiglie che non riescono più ad arrivare a fine mese”. I dirigenti della Cgil hanno poi ricordato che proprio in questi giorni il Governo centrale è impegnato nell’operare alcune scelte all’interno della manovra finanziaria. “Manovra che comporterà l’aumento delle tasse o l’introduzione di altre”, ha concluso Di Cesare, “verranno tagliati i servizi, la sanità, il sostegno. Questo non ce lo possiamo permettere. Per noi tutti sarebbe la fine. L’Abruzzo morirebbe definitivamente senza che nessuno faccia nulla per aiutare questa Regione. Ma noi non resteremo a guardare inermi”.

Lino Nazionale – Foto Marina Serra

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