Teramo, commercianti del Corso sul piede di guerra: esposto in Procura

Dalle parole ai fatti. I commercianti del centro di Teramo hanno deciso di presentare un esposto, per i ripetuti blocchi dei lavori che stanno riguardando il Corso di Teramo, alla Procura di Teramo, al Prefetto e al sindaco.

Le continue interruzioni per il rifacimento delle reti dei sottoservizi e la pavimentazione della via principale del centro da parte della Soprintendenza ai beni culturali abruzzesi, a causa dei ritrovamenti di reperti archeologici, avrebbe infatti messo in ginocchio tutto il settore distributivo del Corso e del centro storico.

Per questo motivo è stato sollevato il dubbio, e dunque chiesta una verifica, sulla legittimità e il rispetto della legge da parte della Soprintendenza e soprattutto se sia lecito o meno che “tecnici e dirigenti impieghino mesi di tempo per decidere le scelte di salvaguardia al fine della conservazione dei reperti ritrovati”.

Emblematico, infatti, è quanto accaduto a fine maggio quando i lavori sul terzo lotto sono stati bloccati “per il lato destro a salire fino alla prima decade di agosto (oltre 70 giorni) e lo sono tutt’ora per tutta la lunghezza del lotto sul lato sinistro fronte Tercas”. Nel frattempo, inoltre, il ritrovamento di altri reperti (e come potrebbero non essercene vista la storia della città) hanno bloccato anche il quarto e quinto lotto, così, secondo i commercianti “Corso San Giorgio è diventato tutto un cantiere con recinzioni di centinaia e centinaia di metri che impediscono il normale passaggio e passeggio degli avventori e potenziali consumatori, oltre che oscurare le attività commerciali dell’area arrecando gravissimi danni alle stesse in cui il fatturato per tutto il periodo estivo si è più che dimezzato”.

Ma non basta. Per i commercianti, infatti, le modifiche fatte dopo due mesi di blocco dei lavori sembrerebbero insignificanti “(tipo la deviazione di condutture di poche decine di centimetri con la rimozione e abbattimento di quanto ritrovato o la totale copertura)”, mettendo in serissima difficoltà diversi negozi, tanto da ipotizzare un reato di abuso di atto d’ufficio e di eccesso di potere per la Soprintendenza.

“Portiamo a Vostra conoscenza”, scrivono Antonio Topitti, Giancarlo Da Rui, Manuel M. Aceto e Daniele Di Battista nell’esposto firmato anche da tanti commercianti del Corso “che la Soprintendenza su Teramo da anni sta operando con comportamenti e scelte alquanto contraddittori, perché da un lato con tempi biblici si accanisce a studiare manufatti forse romani e medievali di dubbia valenza storica e culturale, dall’altra autorizza la rimozione degli storici sampietrini della pavimentazione di Corso De Michetti in sostituzione di prodotti non si sa bene se cinesi o indiani che nulla hanno a che fare con la storia urbanistica ed architettonica della città di Teramo”.

Senza dimenticare anche il riferimento al Teatro Romano che, a detta dei commercianti, avrebbe ingoiato ingenti risorse pubbliche senza l’abbattimento di Palazzo Adamoli ma al contrario “con il consolidamento dei muraglioni in cemento armato”.

Richiesta di verifiche e accertamenti, dunque, contro un atteggiamento al limite del dispotismo, con la riserva per i commercianti che hanno firmato il documento di costituirsi parte civile in caso di un processo penale.

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