Teramo, Istituto Braga: Nuove Armonie chiede il commissariamento

melozzi_baioccoTeramo. Solo ieri i docenti dell’Istituto Braga avevano lanciato l’appello ai politici per la sopravvivenza della più antica istituzione musicale teramana. “Finalmente dopo anni di silenzio i docenti del Braga escono allo scoperto” scrive oggi l’Associazione Culturale Nuove Armonie. “Sinceramente era meglio il silenzio”.

L’Associazione, guidata dal musicista Enrico Melozzi e da altri rappresentanti della cultura locale, già due mesi fa aveva paventato la possibile fusione del Braga con il Conservatorio de L’Aquila.

“Con questo comunicato” aggiungono “il Braga ci assegna la ragione senza riconoscerlo. Non solo. Affermano senza vergogna che l’unica cosa importante è salvare i loro posti di lavoro. Salvare 25 posti di lavoro a tutti i costi. Anche a costo della totale distruzione della cultura e della musica a Teramo e provincia. Anche a costo del decentramento. Anche a costo di sparire. Anche a costo di creare dei precedenti legali di cui è difficilissimo calcolare le conseguenze”. Il riferimento è alla frase “i docenti tutti non pongono alcuna pregiudiziale sulla modalità di statizzazione (come sede autonoma o come sede staccata di un Conservatorio limitrofo)“.

Nuove Armonie aveva, dunque, già denunciato la pericolosità di un passaggio, come potrebbe essere quello di una eventuale trasformazione da istituzione simbolo della cultura teramana a semplice “succursale” del Conservatorio aquilano.

“I docenti del Braga invece, pur di salvare il loro posto di lavoro si schierano per l’ennesima volta dalla parte del loro carnefice, facendogli scudo con quest’ultima, penosa, vergognosa e indegna azione. Senza entrare mai nel merito del perché ci si è trovati oggi in queste condizioni, senza aver mai fatto un mea culpa (sono loro stessi che hanno eletto direttore dell’Istituto per 14 anni sempre la stessa persona), senza aver mai affrontato una discussione critica e costruttiva sui risultati didattici da loro stessi prodotti (dov’è l’orchestra del Braga?), senza avere mai tentato di dare di se stessi un’immagine di insegnanti con un’autonomia culturale e didattica. Da chi pretende di insegnare arte ci si aspetterebbe un moto d’orgoglio più articolato, più alto, intellettualmente ineccepibile. Tra l’altro giova ricordare che molti degli insegnanti non sono teramani e, quindi, a loro non importa proprio nulla del destino di questa Istituzione. A Nuove Armonie, invece, che è da sempre attenta allo sviluppo del territorio, importa moltissimo che non ci sia nessun smantellamento di questa realtà. Qualche mese fa, parte della politica regionale ha parlato di licenziamenti per far quadrare i conti. Bene, che si inizi a licenziare chi non ha prodotto, chi non ha meriti, chi non ha competenze, chi non ha a cuore il futuro culturale della nostra città”.

L’Associazione Nuove Armonie chiede, dunque, con forza il commissariamento dell’istituto, le dimissioni del direttore Antonio Castagna, oltre ad un riassetto globale della più antica istituzione musicale della regione, “auspicando di sostituire il vecchio con il nuovo. Un cambio generazionale alla testa del Braga, un cambio generazionale all’interno del corpo docenti. Via le mele marce, via i fannulloni dal Braga! Basta con i nepotismi, le lobby, le raccomandazioni, che hanno affondato la perla della nostra cultura, riducendola ad un fantasma, ad un’ombra, dopo essere stata assaltata come si assaltava una diligenza, per mano di una gestione dissennata e senza pudori istituzionali e politici. Ma soprattutto senza pudori culturali. Per salvare il Braga occorre che la politica si prenda la responsabilità di una scelta molto difficile. E questa scelta dovrà essere fatta dimostrando di saper vedere più in là dei problemi che ci sono oggi”.

Ed alla statizzazione (“ormai è chiaro che non avverrà mai”), Nuove Armonie aggiunge una seconda alternativa: la privatizzazione. Una opzione che “costringerebbe” l’istituto a “produrre finalmente risultati”. In questo caso, “chiunque vi lavorerà dovrà dare risultati concreti, le assunzioni non passeranno attraverso logiche di favoritismi e il proprio guadagno non sarà a discapito dell’accrescimento culturale del tessuto culturale, ma andrà a braccetto con lo sviluppo della città intera”.

 

 

 

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